EconomiaBassa

L’Hub della conoscenza per rimettere in rete energie e conoscenza della Bassa

Giuliano Noci-Angelo Baronio
L’iniziativa di Cassa Pdana, PoliMi e Capirola di Leno chiama a raccolta tutto il territorio
Centrale anche la digitalizzazione - © www.giornaledibrescia.it
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Siamo soliti affermare che viviamo e operiamo in un periodo di grande complessità e proiettiamo questa consapevolezza nella necessità per le imprese di evolvere, di affermare dinamiche virtuose di cambiamento. Si tratta di una visione parziale; le numerose esperienze internazionali che abbiamo analizzato ci dicono che l’operato e il successo delle imprese dipende anche (sempre più) dalla competitività del territorio in cui queste operano.

Più precisamente, è la qualità della pubblica amministrazione a giocare un ruolo sempre più rilevante. Da un lato, è infatti quasi superfluo affermare come burocrazia e tempestività nell’erogazione dei servizi alle imprese possano favorire o penalizzare operato e scelte dei privati; dall’altro, vivacità culturale, caratteristiche urbanistiche e qualità della vita siano parametri chiave nelle scelte residenziali dei giovani talenti (risorsa sempre più scarsa per il sistema delle imprese).

È in questa prospettiva che l’Hub della conoscenza (creato da Cassa Padana in partnership con Politecnico di Milano e Istituto Capirola con il supporto della Provincia di Brescia) intende concentrare la propria attenzione non solo nei confronti del mondo profit ma anche della pubblica amministrazione e, in particolare, degli enti locali della Bassa Bresciana. Area omogenea. La Bassa, che si compone di 43 comuni - molti dei quali di piccole dimensioni (sotto i 5.000 abitanti) -, è un’area omogenea sia dal punto di vista geo-morfologico sia di attività economiche prevalenti; non ha però sviluppato una vera identità propria, distintiva se non quella di essere un «territorio ampio, che è somma di tante particolarità».

La frammentazione amministrativa ha per certi versi impedito la realizzazione di una strategia di sviluppo unitaria, in grado di rappresentare volano per la crescita economica; un percorso che si è invece andato via via delineando in altri territori: ad esempio, le valli bresciane, grazie al ruolo propulsivo esercitato dalle comunità montane. La turbolenza del contesto attuale deve dunque fungere da pungolo/stimolo per avviare una riflessione su come favorire un cambiamento virtuoso negli enti locali: così da innescare un percorso di crescita della competitività del territorio bassaiolo.

L’appuntamento

Per questo, abbiamo deciso di organizzare in quel di Cigole, il 29 febbraio, un convegno: con l’obiettivo di cominciare a mettere sul tavolo alcune prime riflessioni grazie anche alle ricerche dell’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano. Tra le altre, analizzeremo il ruolo che la messa in rete di comuni – attraverso, ad esempio, il meccanismo delle unioni – può avere da un duplice punto di vista: il miglioramento dell’efficienza dei servizi erogati – sono molteplici le ricerche che evidenziano come sotto la soglia dei 5.000 abitanti aumenti il costo di gestione dei servizi – e la possibilità di progettare strategie di sviluppo in grado di rappresentare un volano per la crescita delle imprese del territorio.

Discuteremo inoltre del ruolo che la digitalizzazione dei processi di erogazione dei servizi può avere per migliorare accessibilità e tempistica dei servizi. Affronteremo il tema delle competenze dei dipendenti pubblici, che attualmente hanno un prevalente profilo giuridico quando invece i nostri enti locali avrebbero bisogno di persone in possesso di competenze manageriali.

Obiettivo

Il nostro auspicio è dunque che la Bassa Bresciana riscopra sé stessa nel patrimonio straordinario della sua storia; ritrovi e metta in campo le energie convergenti per una strategia che miri a qualificarne una identità chiara e distintiva, in grado di rappresentare terreno fertile non solo per le colture agricole, ma anche per lo sviluppo delle imprese e la crescita dei talenti.

Ci dobbiamo credere, ci devono puntare i sindaci; lo dobbiamo alle numerose ed operose attività (agricole e industriali) che operano sul territorio e a famiglie e giovani che attualmente vi risiedono nei 43 comuni e nelle 100 frazioni.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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