Economia

L'Europa e le aziende: cosa pensano le associazioni di categoria

Coldiretti, Ance, Confartigianato e Associazione Artigiani parlano dell'importanza del rapporto con le istituzioni europee.
Foto © www.giornaledibrescia.it
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L'Europa è l'orizzonte verso il quale un'azienda deve guardare per sviluppare business e incrementare la propria competitività. Ciò vale sia per la grandi e medie industrie, del manifatturiero così come del comparto agroalimentare, sia per le aziende artigiane.

A confermarlo sono le associazioni di categoria del Bresciano, compatte nelle loro differenze nel rivendicare la centralità dell'Europa.

Coldiretti 

Presenza e professionalità. Se si dovesse riassumere in sole due parole cosa significa il rapporto con Bruxelles per il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini sarebbero questi i termini da utilizzare.

«Da diversi anni siamo fisicamente stanziati nella capitale belga, attualmente con 10 professionisti e ciascuno con competenze diverse sebbene trasversali tra di loro - spiega Prandini -. L’Europa infatti tratta tutti gli argomenti che interessano direttamente e indirettamente l’agricoltura e la zootecnia, serve perciò una grande e diversificata preparazione tecnica. È per questo motivo che nell’ultima Assemblea nazionale della nostra organizzazione si è deciso di investire ulteriormente, anche in termini di personale, sulla nostra sede brussellese». Ma secondo il presidente di Coldiretti c’è anche un passo ulteriore da fare. «Una volta che i regolamenti sono fatti c’è ben poco da fare - evidenzia -, ed è quindi di primaria importanza intercettare le tematiche e partecipare ai lavori prima che i testi definitivi vengano scritti».

Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti - © www.giornaledibrescia.it
Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti - © www.giornaledibrescia.it

Paradigma

Ciò comporta un deciso cambio di passo rispetto agli ultimi anni da parte dell’Italia, un paradigma di approccio diverso nei confronti dell’Europa «rispetto a quello tenuto dal nostro Paese fino a poco tempo fa». Anticipare e non aspettare è il cuore dell’attività di lobby, «anche aprendosi alle relazioni con gli altri Stati membri e con le loro organizzazioni imprenditoriali - rimarca -, dato che in molti casi gli interessi coincidono con i nostri». Tale atteggiamento eviterebbe di incappare in decisioni prese nel solo interesse di alcuni gruppi, come dimostra secondo Prandini il caso del Nutri-score. Il sistema di etichettatura dei prodotti alimentari «nasce dall’interesse delle grandi multinazionali che producono cibi super processati, realtà che nelle sedi europee hanno grande influenza. Tale sistema va contro la biodiversità e la storicità delle produzioni, italiane in primis».

E nel recente passato proprio Coldiretti, insieme a numerose altre realtà europee, si è fatta paladina di una campagna contro il Nutri-score, una battaglia che ha visto prevalere proprio la visione dell’associazione nazionale: la proposta è uscita dall’Agenda della Commissione europea e se ne ricomincerà a parlare, forse, dal 2024 cioè dalla prossima legislatura. «Questo tema dimostra l’importanza dell’essere presenti a Bruxelles - sottolinea Prandini -. Portando avanti i nostri interessi legittimi siamo riusciti a fermare una scelta sbagliata. Ciò dimostra che influenzare le decisioni della Commissione non è impossibile».

Pac

Vale la pena ricordare che a inizio dicembre proprio l’organo esecutivo comunitario ha approvato il piano strategico della Politica agricola comune (Pac) dell’Italia, del valore di 26,61 miliardi di euro. Complessivamente a livello europeo la Pac beneficerà di 270 miliardi di finanziamenti per il periodo 2023-2027. Tra le varie misure previste nello specifico dal piano italiano si sottolinea l’importo massimo per ettaro sul sostegno al reddito di base per gli agricoltori. Circa 800.000 agricoltori riceveranno anche finanziamenti specifici (dotazione di quasi 3 miliardi) per partecipare agli strumenti di gestione del rischio in modo da affrontare l’impatto del cambiamento climatico. L’Italia sarà inoltre tra i primi paesi dell’Ue ad attuare la nuova condizionalità sociale della Pac per garantire sicurezza sul lavoro e contrastare lo sfruttamento.

Ance

Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (Epbd), ricostruzione dell’Ucraina, ritardi delle Pubbliche amministrazioni nei pagamenti, concorrenza della Cina, Pnrr. E l’elenco potrebbe continuare. I dossier aperti sul tavolo europeo che interessano direttamente il settore edilizio sono infatti tantissimi e non stupisce perciò che Ance, l’associazione dei costruttori italiani, sia presente da più di 20 anni a Bruxelles con un ufficio. «Bisogna capire che nelle istituzioni comunitarie il modus operandi è diverso - spiega Massimo Angelo Deldossi, presidente di Ance Brescia e vice presidente nazionale con delega a Tecnologia e Innovazione -. Con la Commissione una volta che i giochi sono fatti c’è poco margine di manovra».

Massimo Deldossi, presidente di Ance Brescia - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
Massimo Deldossi, presidente di Ance Brescia - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it

Fondamentale è perciò la preparazione sui singoli dossier, così come la collaborazione con gli altri Stati europei e con le loro organizzazioni. «Non sempre però il rapporto è semplice anzi, spesso è conflittuale - confida Deldossi -. Mi riferisco in particolar modo ai Paesi del Nord Europa». Fare lobby, «un’attività molto tecnica», risulta imperativo, così come imperativo deve essere «un approccio coeso dei nostri rappresentanti politici al Parlamento - rimarca il presidente -. Le divisioni infatti giovano solo a chi da tempo ha capito che per pesare in Europa si deve essere competenti e compatti».

Artigiani

Parlare di tessuto produttivo e di Europa rende imprescindibile il confronto con un lato del fare impresa che, a dispetto della sua importanza, rischia spesso di rimanere nell’ombra: quello delle pmi e delle imprese artigiane. «Si parla sempre di industria, dimenticandosi come in moltissimi casi la fase di trasformazione finale di un prodotto sia in capo agli artigiani - rimarca Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia -. Per questo motivo come organizzazione a livello nazionale da anni siamo presenti fisicamente a Bruxelles per fare lobby, con un ufficio preposto e partecipando ai lavori della SMEunited, la più grande organizzazione d’imprese d’Europa».

Le associazioni, a livello locale, nazionale e continentale, risultano perciò di primaria importanza nella fase di dialogo «e bisogna sfatare il mito del saper farcela da soli - sottolinea il presidente dell’Associazione Artigiani Bortolo Agliardi -, perché i meccanismi europei non sono per il singolo ma per chi è in grado di fare rete». Esiste infatti un problema dimensionale quando si parla di pmi in Europa, «visto che in Francia e Germania con esse si intendono realtà di 50 dipendenti, aziende che in Italia definiamo invece industrie».

Oltre a ciò Agliardi sottolinea «la difficoltà delle istituzioni pubbliche nazionali nel comunicare a cittadini e imprese le potenziali risorse che dall’Europa possono arrivare. In un momento in cui il credito bancario va verso una stretta, trovare altre forme di finanziamento è di primaria importanza».

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