Economia

Leali spa in crisi, chiude il sito di Roè Volciano

Fermato lo stabilimento in cui si producono acciai laminati per cemento armato. Cig straordinaria per quasi cento addetti.
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Si aggrava la situazione finanziaria della Leali spa di Odolo e Roè Volciano, società siderurgica con più di 350 dipendenti operativi nei due siti valsabbini e in Trentino (Acciaieria Valsugana).
Oggi si è tenuto un incontro sindacale delicato in cui l'azienda ha annunciato la fermata definitiva dello stabilimento di Roè Volciano, dove viene prodotto tondo per cemento armato e dove lavorano quasi cento dipendenti (in gran parte alle prese con la cassa integrazione dal 2009).

La crisi dell'edilizia sta infatti proseguendo, con il conseguente crollo della richiesta di tondo. I timidi miglioramenti evidenziati dal bilancio 2010 della Leali spa - controllata al 51,22% dalla Las, Laminazione Acciai Speciali di Ghedi - si devono al comparto degli «speciali», prodotti a Odolo (dove si sta comunque facendo ricorso alla cassa integrazione ordinaria). Il 2010 della spa si è chiuso con una perdita di 15 milioni, in recupero rispetto al «rosso» di 42 milioni del 2009.
La continua riduzione della domanda di tondo e la necessità di ridurre i costi sarebbero alla base della decisione dell'azienda guidata da Cesare Leali: Roè Volciano chiuderà, per i dipendenti sarà aperta una cassa integrazione straordinaria da crisi aziendale e sarà pensato un percorso di uscita morbido (prepensionamenti e incentivi all'esodo) o di ricollocamento negli altri siti produttivi del gruppo. Dallo scorso agosto, in effetti, lo stabilimento di Roè è sostanzialmente fermo e alcuni macchinari sarebbero già stati trasferiti altrove.

Ma la cessazione dell'attività produttiva a Roè non sarà sufficiente per rimettere in carreggiata il gruppo siderurgico, mentre crescono le preoccupazioni tra i dipendenti.
Quali strade saranno percorse? L'ipotesi al momento più accreditata è il ricorso al concordato preventivo, per una ristrutturazione del debito che consenta di ottenere nuova liquidità per l'approvvigionamento della materia prima e per investimenti. Il concordato potrebbe servire anche a rendere più «appetibile» la società, in vista di una possibile cessione della quota di controllo.
Alla finestra - in attesa di capire cosa accadrà - ci sarebbe infatti il gruppo Feralpi dell'ex presidente di Federacciai, Giuseppe Pasini. Il nome Feralpi era già stato accostato alla società odolese lo scorso anno, ma il passo avanti di Cesare Leali, nipote dell'anziano patron Dario (che è rimasto come presidente), aveva bloccato tutto.

Ora la congiuntura si è ulteriormente complicata e anche all'Acciaieria Valsugana, dove si producono le billette destinate a Odolo e Roè, si sta lavorando solo due o tre notti alla settimana. Il quadro critico, unito al ridimensionamento del gruppo con la chiusura di uno stabilimento, potrebbe riaprire i giochi con Feralpi, nell'ottica aggregativa che rappresenta il futuro della siderurgia italiana.

Guido Lombardi
g.lombardi@giornaledibrescia.it

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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