Le valvole Itap da Kuwait City alla Boeing di Kiev
Non importa se si tratta del centro per la formazione di specialisti in ambito di design, durabilità e tecnologia della costruzione aeronautica e, in particolare, dell’Istituto di ingegneria meccanica della Boeing a Kiev in Ucraina; oppure se sia lo straordinario Hermitage di San Pietroburgo, o il complesso residenziale russo Falcon Samara, piuttosto che l’Hotel Costa del Sol di Kuwait City o il Louvre Musesum di Abu Dhabi.
Come in tante altre realizzazioni curate da centinaia di clienti del mondo, dentro (tanti o pochi) ci sono prodotti della Itap di Lumezzane. L’azienda, l’anno prossimo, compirà 50 anni; presidente Agostino Patti; 37.000 metri per stabilimenti; 45 milioni di pezzi prodotti ogni anno; 200.000 collettori inox prodotti ogni dodici mesi; 172 persone che lavorano; 200mila pezzi al giorno spediti.
Il sito della società è trasparente e unico (non ce ne sono tanti così): il link «chi è chi» guida i clienti ai responsabili dei diversi mercati con nome, cognome e curricula dei singoli area manager di una società che, nonostante le «cinghiate» del Covid che poco o tanto hanno colpito tutti, ha generato nell'ultimo esercizio 102,1 milioni di ricavi, meno 5% sul 2019 per effetto delle minori quantità vendite. Diminuzione che per l'1% ha interessato l'Italia, il 2% l'Europa (14%) il resto i Paesi extra europei.
Covid e accelerazione delle materie prime nell'ultima parte dello scorso anno a parte, per Itap è stato un buon 2020, con l'83% delle vendite realizzate all'estero (61% nell'Ue, 22% fuori dall'UE e 17% in Italia) dato che, scorrendo il portfolio dei lavori in cui la società è intervenuta, riporta d'attualità per l'azienda di Lumezzane l’intramontabile definizione della capacità bresciana di presidiare i mercati: cittadina del mondo.
In conto economico un valore aggiunto di 31 milioni (-2,1% rispetto al 2019), un margine operativo lordo (indicatore che evidenzia il reddito di un’azienda basato solo sulla sua gestione operativa, quindi senza considerare gli interessi, le imposte, il - se c’è - deprezzamento di beni e gli ammortamenti) di 22,23 milioni (-2,16%) e un reddito operativo di 18,73 milioni con un utile netto di 14,85 milioni in crescita del 2,5% «effetto - rileva la relazione sulla gestione - di minori imposte correnti». 8,8 milioni il costo del lavoro. 5,28 milioni gli investimenti di cui 3,71 in macchinari e impianti.
Tra i costi, 35,9 milioni di materia prima, capitolo che per il 2021 rappresenta «un elemento di incertezza per il forte rialzo dei prezzi di tutte le materie prime industriali - rileva la relazione sulla gestione - iniziato a fine 2020 e tuttora in corso. La causa sta nella scarsità di offerta causata dai fermi delle principali miniere combinata al rincaro dei noli (il confinamento ha infatti costretto molti armatori a vendere o comunque disarmare che poi, causa la ripresa. Degli scambi, sono state rimesse in servizio) ad una domanda globale di natura speculativa particolarmente sostenuta soprattutto dalla Cina. Il movimento è stato intenso e difficilmente si assisterà a un rientro nel corso dell’anno». Come tutti, Itap giudica «impensabile riuscire a trasferire gli aumenti sui prezzi di vendita» temendo una «compressione dei margini di profitto percentuali che si cercherà di riportare a livelli attuali nel corso dei prossimi esercizi».
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