Economia

Le richieste degli agricoltori agli europarlamentari bresciani

Prandini e Garbelli: un voto importante, il nuovo parlamento disegnerà l’agricoltura del futuro
Entro agosto si avranno dati più precisi sul bilancio dei danni  - © www.giornaledibrescia.it
Entro agosto si avranno dati più precisi sul bilancio dei danni - © www.giornaledibrescia.it
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Obbligo dell’etichettatura di origine; no a tagli alla Pac; eliminare il codice doganale; rivedere gli accordi di libero scambio; introduzione di standard produttivi uguali per tutti. Sono queste in stretta sintesi le cinque richieste che il mondo agricolo bresciano fa ai futuri europarlamentari che verranno nominati con le elezioni che si svolgeranno tra un paio di settimane. «Da parte di chi sarà chiamato a rappresentarci a livello comunitario - commenta Ettore Prandini presidente nazionale e bresciano di Coldiretti - ci aspettiamo che si faccia carico dei temi cardine dello sviluppo dell’agricoltura e dell’agroalimentare bresciano».

Le cinque richieste. In particolare sono cinque gli impegni più importanti al centro del documento che Coldiretti ha predisposto in vista delle elezioni europee del prossimo 26 maggio. Il primo: riaprire la discussione sull’obbligo di indicare in etichettatura l’origine degli ingredienti agricoli. Infatti Il numero di Paesi che sta andando in questa direzione e l’esigenza sempre più diffusa tra i consumatori di conoscere la provenienza dei prodotti agricoli alla base del cibo che consumano, aprono importanti spazi di manovra. Il secondo è la difesa delle risorse per l’agricoltura, ovvero l’idea che sia il settore agricolo a pagare il conto per la Brexit o a fare spazio a nuovi interventi europei non è accettabile. In questo senso si chiede un impegno esplicito a chi si candida a rappresentare l’Italia in Europa. Si ritiene che l’Uscita del Regno Unito dall’Europa vada quanto più possibile posticipata e, se ne esiste ancora l’opportunità, scongiurata. Terzo: eliminazione del codice doganale per identificare il made in. Il codice doganale - che definisce come «luogo di origine» dei prodotti il Paese in cui è avvenuta l’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale - non può più essere una cassetta degli attrezzi con cui costruire opacità. Quarto: revisione degli accordi bilaterali di libero scambio. Ovvero si chiede che la revisione e la stipula degli accordi commerciali si ispirino al principio di reciprocità. Ossia quello che non è consentito in Europa perché potenzialmente dannoso per i consumatori, per i lavoratori o per l’ambiente non può essere fatto entrare da un portone laterale. Quinto: obbligo di avere standard produttivi analoghi per tutti perché è necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute.

A Brescia 50 milioni. La nuova legislazione europea sarà molto importante per gli scenari politici e l’indirizzo generale che vorrà prendere la nuova Unione Europea e fondamentale per definire la disponibilità finanziaria della Politica agricola europea che assegna alla nostra provincia ogni anno aiuti agli investimenti per oltre 50 milioni di euro. «Le prossime elezioni europee assumono un grande valore per la nostra agricoltura - spiega Giovanni Garbelli presidente di Confagricoltura Brescia - perché il nuovo Parlamento e la nuova Commissione saranno chiamati a definire la Politica agricola comune del futuro. Secondo noi, la Pac deve mettere al centro del processo di riforma l’impresa che produce, che garantisce occupazione, che innova e sa stare sul mercato, che mitiga e si adatta ai cambiamenti climatici, che garantisce cibi sani e di qualità. Non è possibile quindi pensare di ridurre il budget destinato alla Pac: considerando le valenze sociali ed ambientali, non solo quelle economiche, il bilancio agricolo deve rimanere stabile se non crescere. Ritengo che tagliare fondi all’agricoltura significhi togliere risorse alla coesione europea».

«Gli imprenditori agricoli associati a Confagricoltura - continua Garbelli - non vogliono assistenzialismo, ma sostegno per svolgere i tanti compiti che vengono oggi richiesti all’agricoltura e che vanno oltre la semplice produzione: dalla sicurezza alimentare alla tutela del territorio, dalla valorizzazione del paesaggio alla difesa della biodiversità. Sul fronte ambientale, va ricordato come gli agricoltori siano i primi custodi e difensori dell’ambiente, anche se spesso sono messi sotto accusa in modo fuorviante: il greening presente nell’ultima Pac ha dimostrato tutti i suoi limiti ed ora è necessario incentivare l’utilizzo di tecnologie innovative benefiche per l’ambiente, che dovranno essere opportunamente remunerate perché la sostenibilità ambientale non sia disgiunta da quella economica". Quindi in vista delle prossime elezioni europee e delle campagna elettorale in corso emergono chiare e forti le richieste dei rappresentati bresciani del mondo agricolo provinciale che ora si aspettano di ricevere impegni concreti rispetto a cinque richieste che meriteranno un tagliando di controllo sui nuovi eletti al parlamento europeo.

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