Le imprese investano nella transizione green a prescindere dall’Europa

Roberto Saccone*
La Ue deve supportare le imprese nel conseguimento degli obiettivi prefissati di transizione ambientale e tecnologica, salvaguardando settori essenziali quali la manifattura e l'agricoltura
Un'industria siderugica - © www.giornaledibrescia.it
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Il 18 luglio scorso, nel chiedere la fiducia del Parlamento europeo per un nuovo mandato alla guida della Commissione europea, la presidente von der Leyen ha posto come primo impegno per il suo prossimo mandato, quello di presentare un Piano per la competitività e prosperità sostenibile in Europa.

Questo non mette in discussione il Green Deal, che rimane valido, con tutti i suoi obbiettivi, ma è un elemento senz’altro nuovo, visto che, negli ultimi cinque anni, si poteva senz’altro mettere maggiormente la sostenibilità al centro delle decisioni. Il Green Deal e la transizione sostenibile comporteranno notevoli sforzi organizzativi e impegni finanziari per le nostre imprese.

Sarà perciò di fondamentale importanza che, in ossequio a questa rinnovata attenzione alla competitività, la Ue supporti le imprese nel conseguimento degli obiettivi prefissati, tenendo conto del principio di dover effettuare la transizione ambientale e tecnologica salvaguardando, con particolare riguardo, i settori essenziali allo sviluppo dell'economia europea, quali la manifattura e l'agricoltura che devono sempre rimanere al centro dell'attenzione della politica economica dell'Europa. Sotto questo aspetto, è importante che si valutino attentamente tempi e modalità della transizione.

Il Rapporto sulla competitività recentemente illustrato dall'ex premier Draghi è stato, peraltro, esplicito nel delineare la necessità di investimenti – quantificabili tra i 750 e gli 800 miliardi di euro – indirizzati, principalmente su innovazione e decarbonizzazione.

Tra i settori industriali strategici per la competitività indicati dal rapporto, particolare attenzione dovrà essere riposta su energia, materiali critici, digitalizzazione, tecnologie pulite, automotive, spazio, farmaceutica e trasporti evitando spreco di risorse comuni, diluite tra numerosi interventi nazionali, e ricorrendo anche a eurobond con scopi ben definiti. Tutti ambiti di grande interesse per l'industria e l'economia bresciana. In ogni caso, il mio invito alle imprese è quello di lavorare su questo tema a prescindere dalle politiche Ue, poiché al di là degli obiettivi che saranno posti dal legislatore, modulati in modo ragionevole, la transizione verso modelli di produzione e prodotti «sostenibili» è oggi richiesta dai cittadini.

È infatti in atto un profondo cambiamento culturale e, sotto questo aspetto, il cittadino si mostra sempre più attento alle modalità con cui l'impresa si pone nei confronti della società, in particolare sui temi della salvaguardia dell'ambiente. Le scelte del consumatore saranno sempre più orientate verso prodotti che garantiscano caratteristiche di sostenibilità e le imprese che non si adegueranno a questo trend rischiano la marginalizzazione sui mercati. Compito delle Commissione è creare le condizioni per lo sviluppo della capacità competitiva da estendere su tutti i mercati mondiali con i quali oggi si misurano le imprese.

Il presidente della Camera di Commercio Roberto Saccone - © www.giornaledibrescia.it
Il presidente della Camera di Commercio Roberto Saccone - © www.giornaledibrescia.it

Un tema specifico riguarda la Cina che è oggi una realtà manifatturiera talmente importante (più di un terzo della produzione mondiale è cinese) che diventa obiettivamente difficile pensare di non dover collaborare con lei a livello globale. La Ue deve però disciplinare i rapporti con la Cina, avendo cura di salvaguardare gli interessi delle imprese europee. È poi importante che la Ue favorisca anche iniziative per il rientro in Italia di alcune attività produttive, supportando quei settori per cui ciò per cui ciò è ancora possibile. È mia convinzione, infatti, che per diversi settori il «reshoring» non sia più praticabile in quanto, se riportate all'interno, alcune produzioni rischiano seriamente di non essere più competitive. Parlare di politica industriale e di competitività si può e si deve, ma ne va approfondita anche la dimensione esterna, diversamente l’analisi e le conclusioni rischiano di non essere corrette.

L'auspicio è che l'Ue assuma un ruolo di leadership favorendo condizioni per una pace pronta e duratura. L'attuale situazione non è infatti più sostenibile né a livello umano né a livello economico.Anche se la Ue ha cercato misure per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico, la forte dipendenza delle forniture dalla Russia ha comunque portato ad aumenti del costo del gas e dell'elettricità e non è escluso che nuove tensioni si verifichino sui mercati delle commodities.

Destano poi preoccupazione le difficoltà del traffico navale nel canale di Suez, che potrebbero tradursi in un nuovo aumento del costo del trasporto merci e in un allungamento dei tempi delle consegne negli scambi fra Europa e Paesi asiatici. Attualmente, si stanno realizzando le condizioni per un graduale rientro dall'inflazione e, pertanto, le banche centrali sembrano orientate ad una diminuzione dei tassi. Ciò potrebbe comportare una ripresa degli investimenti delle imprese che hanno subito un forte rallentamento negli ultimi trimestri, anche a causa dell'alto costo dei finanziamenti bancari.

Importante, inoltre, è avere la consapevolezza che l'epoca dei finanziamenti a condizioni particolarmente agevolate è terminata e le imprese dovranno perciò strutturarsi sia finanziariamente che patrimonialmente. Un ritorno al credito facile e poco oneroso non è infatti realisticamente più ipotizzabile.

* Presidente della Camera di commercio di Brescia

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