Economia

Lavoro nero e concorrenza sleale: «Edilizia, serve più legalità»

Rinfrescando un documento di 20 anni fa, Acb Provincia, Ance, Cape e sindacati hanno siglato un accordo per la legalità nell'edilizia
"EDILIZIA, PIU' LEGALITA'"
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Lavoro grigio tendente al nero, burocrazia ostile e ampi spazi di irregolarità. Criticità del settore edile a cui il protocollo della legalità sottoscritto da Provincia, Acb, Ance (Collegio costruttori edili), Cape (Cassa assistenziale paritetica edile) e sindacati di categoria (Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil) vogliono dare un taglio netto.

Alla base dell’accordo (che «rinfresca» quello sottoscritto vent’anni fa) la promozione di una maggiore trasparenza e legalità in ambito edile: «Il nuovo codice degli appalti ha peggiorato la situazione con la sua grande quantità di cambi normativi - dichiara Tiziano Pavoni, presidente Ance - e le imprese si scontrano con la concorrenza sleale di chi non rispetta le regole e con un sistema spesso sfavorevole».

Il tasso di irregolarità riscontrata nei controlli effettuati dal Cape nel Bresciano lo scorso anno è del 35%, ben al di sopra della media nazionale che si ferma al 18%: si tratta nella maggior parte dei casi di contratti di lavoro irregolari (o inesistenti), grazie a cui le imprese riescono ad abbassare i preventivi fino al 40% e quindi a rendersi ingiustamente più competitive. Sotto la lente ci sono i contratti che riguardano i cantieri pubblici, ma non solo: il giro di vite coinvolgerà anche gli interventi dei privati.

«Il coinvolgimento dei comuni - spiega Fabio Rizzinelli, che presiede la Cassa edile - garantisce un maggiore impegno in favore della legalità, poiché i permessi vengono rilasciati dalle Amministrazioni locali. Spesso il contratto dell’edilizia non viene applicato - aggiunge Rizzinelli -, e questo porta a diverse problematiche, tra cui la mancata iscrizione alla cassa edile, che rilascia il Durc, certificazione necessaria per lavori pubblici e privati». Precedente. Non si tratta di un inedito: un accordo simile è già stato siglato con il Comune di Brescia. «In sei mesi - spiega Ance - abbiamo verificato che 1.300 lavoratori avevano un contratto non edile pur lavorando in quell’ambito».

Il passo successivo sarà la costituzione di un tavolo di lavoro dedicato e quindi l’estensione del protocollo a tutti i comuni della provincia, grazie alla mediazione di Acb: «Si tratta di un impegno importante per tutte le realtà coinvolte - spiega Gabriele Zanni, presidente Acb - e l’intento è quello di diffondere buone pratiche che siano garanzia di legalità e qualità, pur in un contesto di difficoltà normativa».

 

 

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