Economia

Latte, la storia bresciana di un’emergenza trasformata in un’eccellenza

La Fondazione iniziative zooprofilattiche celebra i suoi primi 50 anni tra stalle e innovazioni
Latte e derivati, eccellenze per l'Europa
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Cinquant’anni di storia del mondo agricolo bresciano e soprattutto di quello lattiero-caseario raccontati attraverso le vicende di un ente che è riuscito a trasformare un’emergenza in opportunità di eccellenza come il Centro di miglioramento della qualità del latte e della carne.

Una storia che è stata ripercorsa e analizzata nel corso del convegno «Dalle stalle alle eccellenze: i formaggi bresciani conquistano il mondo», promosso dalla Fondazione iniziative zooprofilattiche e zootecniche di Brescia presieduta da Costantino Vitali, realtà che nel 1974 contribuì - insieme all’Istituto Zooprofilattico, alla Provincia, alla Camera di Commercio e all’Ispettorato agrario, oggi Regione Lombardia, - a creare il centro che ha portato il territorio e il mondo lattiero-caseario bresciano ad essere al primo posto in Italia, contribuendo a risolvere una problematica che si era diffusa a tappeto negli anni Sessanta come la mastite delle bovine da latte.

Un centro che è stato chiuso proprio perché oggi quelle emergenze non esistono più, anche se ha contribuito a farne superare molte altre come quelle di «Cernobyl» e della «Mucca pazza».

Lo scenario

Il convegno - moderato dal direttore del Giornale di Brescia, Nunzia Vallini -, cui era presente anche la prefetta Maria Rosaria Laganà, ha offerto la prima uscita da neoeletta parlamentare europea, a Mariateresa Vivaldini, e ha visto la partecipazione dell’assessore regionale all’Agricoltura Alessandro Beduschi, entrambi interessati a tutelare l’agricoltura lombarda e italiana in Europa.

Materia che il presidente della Provincia Moraschini, si augura possa tornare di competenza dell’ente da lui guidato. Nelle relazioni di Francesco Bettoni, Paolo Boni (che sono stati presidenti del Cmql), Gianfranco Comincioli, Francesco Mainetti, Giorgio Varisco, Roberto Saccone, Ezio Lodetti e Gabriele Canali non solo sono emerse le cause della problematica che aveva portato alla creazione del Centro e alla loro risoluzione, ma si è fatto anche il punto sulle prospettive per il futuro del comparto.

L’evoluzione

«Nel 1974 - ha spiegato Bettoni - Brescia produceva 5 milioni di quintali di latte, ora siamo arrivati a 17 milioni, ed è latte di qualità; 5 i milioni di forme di Grana che per il 23% sono prodotte in 29 caseifici del territorio. Ma non possiamo dormire sugli allori, bensì - ha esortato Bettoni - dobbiamo riempire di contenuti quel "Made in Italy e Made in Brescia", valorizzando ciò che altri Paesi ancora non hanno come il benessere animale, aspetti ambientali e soprattutto l’ecosostenibilità, vera sfida del futuro».

Il Centro latte ha consentito di «trasformare un’emergenza in eccellenza - ha spiegato Boni - introducendo nella produzione di latte innovazioni tecnologiche che mai erano state utilizzate prima nelle stalle, formazione e istruzione degli allevatori con riunioni serali da parte di una trentina di tecnici e veterinari, e condivisione del progetto da parte di tutte le associazioni di categoria».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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