Lagarde: «La Bce è pronta a tutto per frenare l’inflazione»
La Banca centrale europea corre ai ripari con un «whatever it takes» per frenare l’inflazione, e allo stesso tempo prepara uno scudo anti-spread, per mettersi al sicuro dall’impatto che la stretta avrà sui rendimenti dei paesi fragili come l’Italia o la Grecia.
La svolta - per riportare al centro la barra della politica monetaria, verso una posizione neutrale che non soffi sul fuoco dell’iper-inflazione energetica - arriverebbe in estate.
Dopo il balzo dell’inflazione al record del 7,5% a marzo, il Consiglio Bce è pronto a «qualsiasi azione necessaria per adempiere il mandato di perseguire la stabilità dei prezzi» e i dati «rafforzano l’aspettativa che gli acquisti netti nell’ambito del Programma di acquisto di attività dovrebbero concludersi nel terzo trimestre». Christine Lagarde, la presidente della Bce al lavoro da remoto dopo aver contratto il Covid, anticipa che la Bce prenderà una decisione definitiva nel meeting di giugno: «Non è deciso, ma è altamente probabile, per assicurarci che l’inflazione si stabilizzi al 2%». Fonti della Bloomberg parlano di un rialzo dei tassi quasi immediato, sempre nel terzo trimestre, dopo lo stop agli acquisti netti.
Nel frattempo la Bce continuerà a reinvestire il capitale dei bond che arriva a scadenza almeno fino a tutto il 2024. Una sterzata significativa, segno che la «guerra economica» con la Russia di Putin rischia di innescare una stagflazione simile a quella causata dallo shock energetico degli anni ’70. Krastalina Georgieva, direttore generale del Fondo monetario internazionale, avverte che «l’inflazione è diventata un chiaro pericolo per diversi paesi» e parla di «una forte battuta d’arresto per l'economia mondiale». Con prospettive per l'economia mondiale «straordinariamente incerte».
L’invasione dell’Ucraina e le sanzioni hanno causato un +45% dei prezzi energetici in un anno. Lagarde evoca «conseguenze enormi» da un embargo totale sul gas. Ma già così, «i rischi al rialzo per le prospettive d’inflazione si stanno intensificando», e stanno iniziando a trascinare al rialzo anche le aspettative d’inflazione più a lungo termine, un campanello d’allarme a Francoforte.
Le pressioni sempre più forti della Germania, ma anche di alcuni Paesi nordici alle prese con un’inflazione a doppia cifra, verrebbero accolte mettendo sull’altro piatto della bilancio uno «scudo» anti-spread. Al momento c’è già la «flessibilità» che - con i reinvestimenti - consentirà acquisti mirati di debito per spegnere fiammate di rendimenti di singoli Paesi. Come due anni fa allo scoppio della pandemia, «faremo esattamente lo stesso, ci muoveremo prontamente», rassicura Lagarde che per la verità allora fu criticata per i tentennamenti iniziali (il famoso «non siamo qui per chiudere gli spread»).
Ma c’è di più. Gli uffici tecnici dell’Eurotower starebbero studiando uno «scudo» contro rialzi eccessivi dei rendimenti: «Possiamo progettare e mettere in campo un nuovo strumento per assicurare la trasmissione della politica monetaria». I mercati l’hanno presa con un netto calo dell’euro ai minimi di quasi due anni, fino a 1,076 sul dollaro; una fiammata dello spread btp-Bund a 165, con il decennale italiano a un soffio dal 2,50%; una tenuta delle Borse, con Milano a +0,57%. Resta il problema di difendere la crescita e le misure di politica di bilancio che serviranno per difendere famiglie e imprese: non è un mistero che Lagarde auspichi un ruolo dell’Europa con emissioni di debito comuni e un programma simile al «recovery».
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