La tecnologia trasforma i reflui in una risorsa per l’ambiente

Valerio Pozzi
Soluzioni innovative permettono di abbattere emissioni di metano di CO2, di azoto e di ammoniaca
Allevamento di mucche
Allevamento di mucche
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È tempo di cambiare la narrazione sul fronte ambientale. Mettere la zootecnica sul banco degli imputati è il risultato, spesso, di dati imprecisi o distorti. Secondo l’Assessore all’agricoltura della Regione Lombardia, Alessandro Beduschi «è fondamentale riconoscere il ruolo irrinunciabile che questo settore gioca nel tessuto economico e sociale della Lombardia, contribuendo significativamente all’occupazione e alla tradizione agroalimentare di eccellenza».

Proprio il responsabile del dicastero regionale in varie occasioni – (non ultimo venerdì scorso al quinto Forum regionale per lo sviluppo sostenibile) – ha potuto constatare come l’attuazione di soluzioni innovative portino risultati concreti nella riduzione delle emissioni di gas serra (la zootecnia genera comunque solo il 6,48% del totale delle emissioni di gas serra in Italia).

Innovazione

Soluzioni innovative come quelle messe a punto da società private in collaborazione con l’Università degli studi di Milano dove gli additivi naturali hanno dimostrato di trasformare uno scarto, i reflui zootecnici, da problema a risorsa. I risultati ottenuti parlano infatti di importanti riduzioni: fino all’80% di metano, il 75% di anidride carbonica e il 100% di ossido di azoto e ammoniaca.

«È tempo di cambiare la narrativa attorno alla zootecnia, conferma l’Assessore Beduschi. Con l’adozione di tecnologie innovative, infatti, possiamo ridurre le emissioni in modo significativo. E contribuire quindi a un’agricoltura più sostenibile. La Lombardia sta guidando il cambiamento, dimostrando che l’innovazione e la tradizione possono coesistere in modo armonioso».

La filiera

La zootecnia nella nostra provincia è, infatti, un’attività interconnessa con l’ambiente circostante, è strettamente legata al territorio in cui è ubicata: territorio che fornisce, per la maggior parte, le materie prime con cui nutrire gli animali allevati. A sua volta la zootecnia fornisce, tramite la concimazione organica e il recupero dei reflui, sostanza organica e nutrienti ai suoli coltivati. Questo è l’esempio più immediato dell’applicazione del concetto di «economia circolare» ovvero di un sistema economico che riesce a valorizzare i propri scarti di lavorazione.

L’avvento dei Biogas in agricoltura ha dato un ulteriore impulso a questo meccanismo virtuoso, introducendo nuovi benefici ambientali: produzione energia rinnovabile, abbattimento emissione serra e ammoniaca, produzione di digestato ovvero di un ottimo ammendate con straordinarie capacità fertilizzanti. L’Italia in Europa è il secondo paese con maggior numero di impianti di biogas e ben il 12,9% di energia elettrica prodotta attraverso il biogas in Europa è tricolore; risulta quindi essere al secondo posto in Europa (come biogas agricolo) e quarto nel mondo. Vi sono circa 1.800 impianti di biogas agricoli in tutta Italia, di cui un terzo concentrati in Lombardia (più di 150 sono nella nostra provincia), per una produzione complessiva pari a 7.000 GWe.

Fonte di energia

Nel 2023 il biogas agricolo ha rappresentato il 5,5% della produzione energia elettrica da fonti rinnovabili in Italia. Quello che è più rilevante è però il connubio che si è realizzato tra l’attività classica zootecnica, la produzione energia elettrica rinnovabile e il minor impatto ambientale dell’attività zootecnica che va al di là delle emissioni serra non generate producendo energie rinnovabile, ma anche in termini di minor emissioni di ammoniaca in atmosfera.

Quindi continuare ad usare il termine allevamento intensivo è un concetto che nella nostra provincia è superato. Anche perché a tutto questo si aggiunge la continua opera di miglioramento delle tecniche di allevamento e di alimentazione degli animali (come il minor dosaggio di proteine a parità di resa e a minor escrezione di ammoniaca; l’utilizzo di enzimi e microrganismi che permettono una miglior assimilazione e un minor rilascio di ammoniaca nell’ambiente) oltre che alla diffusione sempre più capillare delle varie tecniche di interramento dei liquami, riducendo odori ed emissioni.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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