La riconversione a Brescia ha prodotto migliaia di mascherine
In tempo di emergenza coronavirus, sono già parecchie le imprese di casa nostra del settore tessile-abbigliamento, che stanno dando il proprio contributo per il contenimento dell’epidemia convertendo la produzione o parte di essa in quella di mascherine protettive.
Tra queste figurano realtà come Facenti, storica azienda di Bagnolo Mella, e che ha rivoluzionato il mondo della calza con il brand Alto Milano. Facenti ha avviato la produzione di mascherine protettive innovative ed ecosostenibili. L’azienda ha messo a punto un prodotto riutilizzabile e lavabile ad alte temperature, e con requisiti tecnici filtranti adeguati, grazie anche al supporto del Politecnico di Milano. È nata così Face2020, mascherina patent pending, realizzata con macchinari riconvertiti dalla produzione di calze, che unisce il comfort del cotone elasticizzato alla sicurezza di un filtro multistrato intercambiabile di Tnt certificato. Il Tnt utilizzato ha superato i test di conformità tecnica: pressione differenziale, Pfe, (filtrazione del particolato), Bfe, (valutazione in vitro della filtrazione batterica), ispezione visiva e microscopica. L’obiettivo iniziale è la produzione di circa cinquantamila mascherine a settimana.
Anche Calze Ileana - storico brand di Carpenedolo, specializzato nella produzione di calze e collant di alta gamma - ha convertito parte della produzione in mascherine, per uso civile: sono lavabili fino a quaranta volte. «Ne abbiamo già prodotte circa 140 mila, di cui 4 mila già inviate all’estero e diecimila donate a realtà quali Comuni, protezione civile, Rsa, privati cittadini, forze dell’ordine - spiega Luca Bondioli, direttore generale di Calze Ileana - . Ad oggi ne produciamo ventimila al giorno, ma saremmo in grado di arrivare, se ce ne fosse bisogno, fino a centomila al giorno». La mascherina, ricorda Bondioli, «protegge adeguatamente per uso civile, ma siamo in fase di certificazione come mascherine chirurgiche di primo livello». Bondioli conclude: «La prossima settimana arriverà dal Giappone un filato innovativo che è un antibatterico fotocatalizzatore, che può decomporre svariati composti organici, distruggere la membrana cellulare dei batteri e denaturare le proteine dei virus».
Le aziende che hanno convertito le produzioni sono davvero molte nel Bresciano. Tra di esse anche alcune camicerie: è il caso della Camiceria Due Emme di Palazzolo, che ha avviato la produzione di mascherine protettive «made in Matteo Rota», marchio riconducibile appunto alla realtà imprenditoriale faro nel panorama della camiceria italiana. L’azienda - nata nel 1986 dalle menti di Gianbattista e Matilde Rota, dalla prossima settimana, partirà anche con la produzione di camici per uso medico.
Anche Giemme BrandsCorporate di Pontevico, azienda bresciana leader nella camiceria Made in Italy si è convertita: l’obiettivo numerico iniziale è di circa 40.000 pezzi a settimana, destinati a farmacie, parafarmacie e strutture industriali ancora operative. Mascherine riutilizzabili, in cotone lavabile, con tasca per il filtro. «Il dovere di noi imprenditori è mettere al servizio della comunità le nostre capacità produttive per far fronte all’emergenza, afferma Giovanni Cattina, ad del gruppo Giemme BrandsCorporate. Dalle camicie alle mascherine anche per la storica sartoria camuna «La Camicia di Agorà» che ha deciso di regalare il 30% dei dispositivi lavabili prodotti ad Esine alle case di riposo della valle.
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