La manager dei guardrail di Travagliato arriva dalla Transilvania
Dai castelli della Transilvania alle pagine di Forbes il passo è breve se si hanno determinazione e voglia di rischiare. E la storia di Irina Mella Burlacu, imprenditrice rumena di nascita e bresciana di adozione, oggi alla guida di un gruppo che fattura 12 milioni di euro e dà lavoro ad una quarantina di persone direttamente e indirettamente, ne è la prova.
Nata nella terra dei Daci da una madre insegnante di violino e cresciuta studiando economia gestionale e le lingue (ne parla sei), inizia a lavorare giovanissima da un gommista in patria, per poi trasferirsi a Roma (dove si cimenta con le macchine movimento terra) e, una quindicina di anni fa, nel Bresciano, dove invece inizia a lavorare in una azienda che produce guardrail. Settori prettamente maschili, nei quali Irina Burlacu si trova però a suo agio perché, dice, «in fondo non ci ho fatto mai molto caso».
L’esperienza nell’azienda bresciane le regala soddisfazioni ma anche dispiaceri, in quel mix che non di rado, nella vita, ti mette con le spalle al muro e ti porta ad osare. Ed è esattamente quello che fa Burlacu: armata solo del suo coraggio, con il suo compagno ed un paio di altri ex colleghi, si getta in una nuova sfida e complice l’esperienza maturata con le barriere autostradali nel 2014 fonda la sua Vita International, una piccola impresa con sede a Travagliato il cui nome ha già in se tutto il suo desiderio di rivalsa.
Oggi, a sette anni di distanza, l’imprenditrice guida un gruppo di 3 aziende (oltre a Vita International, la commerciale Roadlink e la riminese Wood Solutions, che produce invece barriere fonoassorbenti ed è stata acquisita nel 2021) che realizza il 30% dei suoi ricavi all’estero e che promette di crescere ancora. Anche e soprattutto nel binomio tra innovazione e sicurezza.
«Da subito abbiamo iniziato a progettare - racconta Burlacu -: una cosa per me assolutamente nuova ma che ci ha portato a sperimentare soluzioni tecnologiche e green fuori dagli schemi, come quelle delle barriere in legno e acciaio che avevamo imparato a conoscere nella precedente attività e che, avendone preso la licenza d’uso, sono state la base per una gamma nuova, fortemente orientata alle esigenze del cliente». Non passa molto tempo che l’azienda realizza e certifica questi prodotti, cui negli anni ne affianca altri, in primis GuardLed, la barriera che illumina la strada e che ad oggi è forse il prodotto più innovativo in fatto di sicurezza stradale e di sostenibilità.
«Credo che oggi più che mai sia sempre più importante lamentarsi meno e fare di più, ed il tema della sicurezza stradale è un terreno particolarmente importante sul quale muoversi», prosegue la donna che con la sua Vita International dal 2019 è protagonista anche di Visione Sicurezza, un meeting annuale sulle innovazioni nel campo della sicurezza stradale. «L’idea era quella di creare una rete tra gli operatori più innovativi del settore, per avere un focus sempre aggiornato sui prodotti e per sfruttare nel modo più intelligente le opportunità che la tecnologia ci dà», continua l’imprenditrice, che recentemente ha messo in pista anche un altro prodotto praticamente unico nel suo genere, una rondella in acciaio dotata di sensori «che le consentono di capire se è successo qualcosa alla struttura sottostante, cioè al calcestruzzo». E, quindi, di intervenire prima che si verifichino danni o, peggio, tragedie come quelle del Ponte Morandi.
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