La lingua blu: nove Comuni bresciani in «restrizione»
La lingua blu (Blue Tongue) malattia dei ruminanti arriva a Brescia. Sono nove i Comuni della nostra provincia inseriti dalla Regione Lombardia nella zona di restrizione: si tratta di Adro, Capriolo, Cologne, Corte Franca, Erbusco, Iseo, Palazzolo, Paratico e Pontoglio. Ricordiamo che la malattia - trasmessa da un moscerino - non colpisce l’uomo e non infetta il latte e la carne ma può comunque causare la morte dell’animale.
«Al momento la nostra provincia non ha focolai di ovini e bovini - interviene Laura Facchetti presidente di Coldiretti Brescia -, ma l’inserimento di 9 comuni nella zona di restrizione deve indurre comunque tutti i soggetti coinvolti alla massima attenzione e precauzione, per contrastare il diffondersi della malattia». Per tutelare gli allevatori occorre anche effettuare controlli serrati sulle importazioni di animali vivi dall’estero, poiché la lingua blu è arrivata nelle regioni settentrionali probabilmente dal Nord Europa, dove la malattia sta dilagando: «è importante in tale ottica - aggiunge la presidente Facchetti - l’utilizzo delle stalle di sosta, oltre all’uso di repellenti per gli insetti e più controlli sui capi importati anche attraverso le stalle di sosta».
«Il diffondersi della malattia porta al calo della produzione di latte e al blocco della movimentazione degli animali – precisa Giovanni Martinelli allevatore zootecnico, vicepresidente Aral e vicepresidente di Coldiretti Brescia - con danni diretti e indiretti agli animali ma anche economici per le aziende agricole».
Un piano
Sul tema interviene anche Giovanni Garbelli, presidente di Confagricoltura: «Siamo molto preoccupati per quanto sta accadendo: ora, come per la Psa, è necessario stare molto attenti e osservare scrupolosamente le regole e le prescrizioni. In primo luogo, andrebbero subito concordate misure urgenti per contrastare nell’immediato la diffusione della malattia: concertare le azioni per una strategia vaccinale di periodo più esteso, da attuare nei prossimi mesi. Bisogna informare e sensibilizzare gli allevatori sull’opportunità di vaccinare gli animali e di attivare le massime azioni di biosicurezza, quali trattamenti insetto-repellenti o la custodia dei capi in ambienti protetti nelle ore notturne, quando è attiva la zanzara che trasmette il contagio. Le autorità competenti devono riconoscere un contributo per le vaccinazioni».
Le associazioni di categoria chiedono un impegno alle istituzioni ed un tavolo per mettere in campo tutte le soluzioni necessarie a tutelare la filiera zootecnica, proprio a partire dal reperimento dei vaccini.
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