Economia

La crisi travolge gli affitti: «Il 20% dei negozi non riaprirà»

Alcuni brand hanno sospeso o rinegoziato i canoni. Altri non hanno più pagato i proprietari
Un manifesto sulla vetrina di un negozio - © www.giornaledibrescia.it
Un manifesto sulla vetrina di un negozio - © www.giornaledibrescia.it
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In vetrina i manichini hanno ancora gli abiti invernali. Scontati. Quando i negozi d’abbigliamento riapriranno sarà tempo di t-shirt, pantaloni in lino e sandali (da donna). E un mese dopo scatteranno i saldi estivi. Traduzione: le attività già in ginocchio rischiano di non rialzarsi più.

I primi effetti del lockdown sono già visibili oggi. «Tanti proprietari dei negozi del centro non stanno più percependo l’affitto e chi dovrebbe pagare al momento non si fa trovare» denuncia uno storico commerciante di quello che da salotto buono della città rischia di diventare un’infilata di serrande abbassate. Anche lui sta aspettando il pagamento degli ultimi mesi. Il dato è preoccupante soprattutto se si pensa che i primi ad accusare la crisi sono i negozi collegati a grandi catene.

Il gruppo Calzedonia, che coinvolge anche i brand Intimissimi, Tezenis, Falconeri, e che tra corso Zanardelli e portici X Giornate conta diverse vetrine, ha sospeso il pagamento degli affitti relativi ai suoi punti vendita in Italia. Le catene. «Riteniamo non dovuti i canoni di locazione dalla data di chiusura del punto vendita» è la lettera che è stata inviata. «ll canone di locazione anticipatovi per il mese di marzo potrà essere trattenuto quale acconto per i nostri futuri obblighi».

Crisi vera o strategia?. Un po’ e un po’. «Facciamo presente che prima di riprendere il pagamento del canone, una volta normalizzata la situazione, dovremo discutere delle nuove condizioni alla luce delle perdite subite e del preventivabile successivo minor afflusso di clientela» scrive Calzedonia, facendo capire che l'obiettivo è quello di poter arrivare ad una rivalutazione dell'accordo. Altri grandi gruppi un’intesa, l’avrebbero già trovata. È Il caso di Luisa Spagnoli, 180 negozi al femminile in tutta Italia, che ha sancito una nuova intesa per i suoi negozi della città, abbassando il canone di circa il 30%. Quota che, calcoli alla mano fatti su proiezioni permetterebbe al brand di ammortizzare i quasi tre mesi di lockdown. Tutto però dipenderà dal cassetto dell’estate.

«Senza essere troppo pessimista dico che il 20% delle attività del centro città potrebbe non riaprire il prossimo 18 maggio» è la previsione di chi ha passato una vita dietro le vetrine sotto i portici e che ora ha dato in gestione ad altri i propri locali. «I negozi del centro sono in crisi già dal 2008 e questo rischia di essere il colpo di grazia o per altri che già pensavano ad un ridimensionamento, l’occasione per lasciare definitivamente Brescia» è il pensiero dei commercianti bresciani. Nel settore dell’abbigliamento l’inizio della stagione estiva coincide con l’arrivo dei capi invernali acquisitati mesi prima.

«Ma chi ha la forza di pagare adesso?» è la domanda ricorrente. L’unica strada potrebbe essere quella del conto vendita. Vale a dire pagare al fornitore a fine stagione solo ciò che si è realmente venduto. Ma anche in questo caso si annuncia un braccio di ferro tra le parti. «Gli affitti hanno un peso enorme tra le spese di un esercente e tutti noi del mondo del commercio lo sappiamo» ricorda il negoziante del centro. «In questo momento c’è chi non paga il canone e non si fa trovare, chi ha già trovato l’intesa al ribasso dell’accordo che porta anche il proprietario dei muri a pagare meno tasse, e chi invece si vede chiudere la porta in faccia» viene raccontato. «I negozi del centro sono in mano ad alcune famiglie e tra i proprietari c’è chi nonostante la crisi dovuta al Covid non intende arretrare di un centimetro e di un euro. Così si rischia solo di avere negozi vuoti» .

Il banco di prova potrebbe essere a metà giugno. Covid permettendo. «Il sistema esatto in questo momento, non è sospendere i pagamenti,bensì integrare il contratto in essere con una variazione che va registratadel canone da qui a fine anno» è il consiglio. «Le interruzioni totali comportano che il proprietario paghi ugualmente le tasse sull’affitto che non percepisce, il che significa andare in causa e perderla».

 

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