Economia

La app di Gulliver entra in fabbrica e punta a riaprire gli stadi

Si chiama G HR Tech Suite ed è stata sviluppata dalla software house bresciana per garantire la sicurezza
L’età media dei dipendenti di Gulliver è 25 anni - © www.giornaledibrescia.it
L’età media dei dipendenti di Gulliver è 25 anni - © www.giornaledibrescia.it
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C’è nostalgia. Persino dei seggiolini in plastica. Delle bibite rovesciate all’ennesimo gol mancato. Da mesi il coronavirus ha chiuso le porte degli stadi, ma una app bresciana potrebbe riaprirle. Si chiama G HR Tech Suite e l’ha sviluppata la software house Gulliver, che da vent’anni progetta soluzioni digitali per la forza vendita, i manutentori, i trasportatori e la gestione delle risorse umane.

«G HR Tech Suite - spiega Giuseppe Capoferri, ceo di Gulliver - nasce come risposta smart per il ritorno in ufficio e in fabbrica. Si tratta di un sistema modulare, che tramite smartphone e/o beacon (segnale, ndr), consente la ripresa e l’organizzazione del lavoro in piena sicurezza e conformità con il Gdpr». L’app, adottata per ora da una sessantina di aziende italiane, ha fatto gola al mondo del calcio, che già si era avvalso delle soluzioni Gulliver con l’applicazione Lega Serie A. Infront ha deciso di proporre a Lega e Figc l’utilizzo di G HR Tech Suite per la riapertura degli stadi, partendo dalle aree hospitality e con l’intenzione di estendere successivamente la modalità anche al resto del pubblico.

Ma come passare dalla scrivania al campo da calcio? «Attraverso la personalizzazione del prodotto - spiega Capoferri, che al seguito ha una cinquantina di dipendenti con età media 25 anni -. Le funzioni dell’app sono modulari, affinché ogni realtà possa scegliere quelle più adatte». Così, per esempio, il check-in dei dipendenti, con la consegna dei dispositivi di protezione individuale e la rilevazione della temperatura (non memorizzata e segnalata in modalità anonima, nel rispetto delle leggi), l’utilizzo dei beacon per l’occupazione degli spazi comuni e il QR code potrebbero essere traslati negli stadi per atleti, personale di supporto e, ovviamente, spettatori.

Questi ultimi, se i parametri registrati saranno compatibili con le misure anti-Covid, potranno accedere alle strutture muniti di un braccialetto sincronizzato con lo smartphone. Il pubblico ospite potrebbe quindi essere accompagnato prima e durante la partita, per esempio con la prenotazione dell’ingresso cadenzato e del servizio bar, per evitare assembramenti, e l’arrivo di informazioni live sul telefono, per aggiornamenti costanti su come comportarsi durante l’evento. La app serve anche per misurare il distanziamento sociale e controllare l’affollamento degli spazi: se viene meno il metro di distanza, lo smartphone emette un allarme sonoro; allo stesso modo, se in un ambiente c’è saturazione - cioè troppe persone o troppo vicine tra loro -, i beacon lanciano un alert.

Un sistema per godersi le partite in sicurezza, anche senza l’intermediazione dello schermo televisivo: la tecnologia potrebbe restituire al calcio la sua dimensione di socialità, riportando sugli spalti la passione e l’entusiasmo che nemmeno il Covid è riuscito a scalfire. Per ora sono proposte, già state testate tecnicamente.

 

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