Iotti di Sabaf: «Abbiamo raddoppiato l’azienda in cinque anni»
Dal suo insediamento sono passati quattro anni esatti. Il 12 settembre 2017, Pietro Iotti diventa l’amministratore delegato di Sabaf e lo stesso giorno il titolo del gruppo di Ospitaletto chiude a Piazza Affari con un valore di 18,8 euro. Il Gruppo Sabaf - lo ricordiamo - progetta, costruisce e distribuisce in tutto il mondo rubinetti, termostati, bruciatori, cerniere e componenti elettronici per il settore domestico e professionale.
Dopo le contrattazioni di lunedì, invece, un’azione di Sabaf in Borsa vale 24,7 euro e, per certi versi, testimonia la decisa crescita sostenuta dalla società bresciana nel giro di poco tempo. «A mio parere - non nasconde comunque Iotti - il nostro titolo è ancora sottovalutato dal mercato, seppur la sua performance a un anno sia +104,13%. Credo, quantomeno, che abbia ancora uno spazio di crescita importante. In tal senso ci aspettiamo delle conferme entro fine anno».
In effetti ci sono numeri che avvalorano la tesi del manager di Reggio Emilia. Nel primo bilancio sottoscritto da Iotti (correva l’anno 2018), Sabaf riporta un monte vendite di 150,6 milioni e un utile di 15,6 milioni. Al 30 giugno di quest’anno, invece, la quotata di Ospitaletto ha registrato ricavi per 137,7 milioni, segnando un +76% sullo stesso periodo del 2020 (immancabilmente segnato dagli effetti della pandemia da Covid) e un risultato netto di 16,7 milioni.
«Quando sono arrivato in Sabaf - ammette Iotti - ci eravamo posti l’obiettivo di raddoppiare l’azienda in cinque anni e, nonostante le complicazioni dovute all’emergenza sanitaria, abbiamo fin qui centrato tutti i traguardi prefissati. Peraltro in anticipo rispetto al piano iniziale». Sabaf, secondo le stime del suo ad, chiuderà il 2021 con un fatturato di 260 milioni. «Ed entro il 2023 - ribadisce Iotti - raggiungeremo l’obiettivo dei 300 milioni di ricavi: 250 milioni saranno il frutto di una crescita organica e gli altri 50 milioni rappresenteranno l’effetto di una serie di acquisizioni».
Un paio d’anni fa, nella prima intervista concessa al Giornale di Brescia (la trovate allegata a questo articolo), il manager emiliano espresse un concetto che oggi, di fronte agli ottimi risultati ottenuti da Sabaf, sintetizza al meglio il segreto di questo successo. «I grandi produttori di elettrodomestici cercano fornitori globali ed è questo il ruolo a cui ci ispiriamo» ammise allora Iotti. A fine 2018, il gruppo di Ospitaletto contava sette stabilimenti sparsi nel mondo e una forza lavoro di quasi 1.100 addetti; oggi i siti Sabaf attivi nel globo sono undici e i dipendenti 1.503. «Entro il 2022 - continua Iotti - apriremo anche in India e Messico, dimostrando quanto sia vincente la nostra strategia. I grandi produttori di elettrodomestici sanno che siamo fornitori affidabili, anche in una fase congiunturali come quella attuale dove emergono da più parti delle difficoltà negli approvvigionamenti. Per di più - chiude l’a.d. -, nell’ultimo anno abbiamo concluso oltre un centinaio di assunzioni a Ospitaletto, che resta il "cuore" di Sabaf».Il piano industriale 2018-20 del gruppo ha fatto perno su un pacchetto di investimenti per circa 120 milioni di euro, che ha consentito tra le altre operazioni, l’acquisizione della società turca Okida (componenti elettronici) e della bolognese Cmi (cerniere per elettrodomestici). Da marzo è stato intrapreso un nuovo progetto triennale (2021-23) che godrà ancora di un budget cospicuo (130 milioni, di cui 22 stanziati per quest’anno) e contempla altre operazioni di M&A e un ampliamento dell’offerta di prodotti. Sabaf consoliderà così la sua posizione sui mercati dei bruciatori (dov’è leader a livello internazionale), dei rubinetti e delle cerniere (è tra i primi produttori mondiali) e dei componenti elettronici per elettrodomestici. Probabile a tal proposito lo sbarco nel settore della cottura a induzione.
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