«Investire di più nella formazione e nella comunicazione del vino»
Si è chiusa ieri la parte teorica del Wine media conference all’hotel Acquaviva di Desenzano: oggi e domani per i partecipanti sono previste le visite sul campo, in alcune cantine del territorio. Intanto, il pollice volge verso l’alto per l’evento unicum al mondo, fondato nel 2008 da Allan Wright - deus ex machina di Zephyr Wine - e per le precedenti 13 edizioni svoltosi esclusivamente negli Stati Uniti.
Stavolta, invece, eccolo approdare in riva al Benaco, dove blogger e giornalisti statunitensi del settore hanno seguito con grande attenzione da giovedì mattina i vari panel strutturati con la regia di Ascovilo (associazione consorzi vini Lombardi).
Tutti incantati nell’apprendere nozioni appunto sul vino e le relative strategie comunicative, con il privilegio di assaggiare nei propri bicchieri - spesso con abbinamenti culinari studiati ad hoc - le migliori eccellenze lombarde e conoscere da vicino i rispettivi produttori. Tra essi, ovviamente, figura una nutrita componente bresciana: dal Capriano del Colle Doc «Fausto» dell’azienda Lazzari, passando per il Lugana della Pasini San Giovanni di Puegnago; San Martino della Battaglia Doc «Monte Olivi» della Cobue di Pozzolengo; Valtenesi Riviera del Garda Classico Doc «Rosamara» di Costaripa di Moniga; Perla del Garda Doc Millesimato di Lonato e il Lugana Doc 2021 «Conchiglia» della Citari di Desenzano.
I viticoltori della nostra provincia hanno ricoperto un ruolo di indubbia rilevanza all’interno del convegno, dove sono stati affrontati dei focus anche su Valpolicella, oltre ai francesi Samillion e Sauvignon.
Il bilancio
Ad ogni modo, tracciando un bilancio dell’evento, gli organizzatori si dichiarano pienamente soddisfatti: «È stata una straordinaria opportunità per produttori e consorzi lombardi di "mettersi in mostra" e confrontarsi con l’esterno – afferma Giovanna Prandini, presidente di Ascovilo -: è infatti raro raffrontarsi in maniera così intensa con persone straniere che hanno un altissimo livello in materia di vino.
E tale summit ci invita a una riflessione importante: è giunto il tempo d’investire nella comunicazione e nella formazione dei produttori per raccontare al meglio possibile le loro bottiglie e il lavoro nei vigneti che si “nasconde” alla base». «In questa direzione – prosegue -, lo studio della lingua inglese, anche per le piccole realtà, è uno step imprescindibile per far arrivare la voce e, di conseguenza, i brand delle bottiglie ai mercati al di fuori dei confini nazionali: dobbiamo necessariamente aprire gli orizzonti, superiamo il “campanilismo” che ci contraddistingue fin troppo».
Al termine dei lavori, inevitabile l’auspicio per il prossimo futuro: «La formula del Wmc è vincente – ribadisce Giovanna Prandini -: spero che il progetto continui nel tempo e torni presto in Italia, magari con Ascovilo di nuovo protagonista».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato