Economia

Intesa-Ubi, Bazoli: «L'operazione è nell'interesse del Paese»

Il presidente emerito: «Io non ho partecipato, mi limito a osservare. L'Italia ha bisogno di una banca fortissima»
Il bresciano Giovanni Bazoli - © www.giornaledibrescia.it
Il bresciano Giovanni Bazoli - © www.giornaledibrescia.it
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«Ubi, rimanendo da sola, non sarebbe stata in grado di affrontare la competizione durissima che attende il mondo bancario». Lo dice, in un'intervista a Repubblica Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo. «Non spetta a me approvare o "benedire" questa operazione - aggiunge - cui non ho partecipato. Mi limito a osservare che essa è nell'interesse dell'Italia. 

Ho sempre sostenuto che la banca è un'impresa speciale, non solo perché deve tutelare il risparmio, come prescritto dalla Costituzione, ma perché deve contribuire allo sviluppo economico, sociale e civile delle comunità in cui opera. Intesa Sanpaolo è nelle condizioni migliori per continuare a svolgere questa missione. È importante sottolineare che la stessa Banca centrale europea vede in questa integrazione in ambito nazionale il primo passo verso un ruolo di Intesa Sanpaolo a livello continentale».

Per Bazoli «abbiamo bisogno di una banca italiana forte, fortissima, e questo riconoscimento da parte della vigilanza europea consente all'Italia di giocare una partita nel credito in posizione di primo piano; posizione che purtroppo in altri settori al nostro Paese non viene riconosciuta».

Bazoli chiarisce che «non ho partecipato assolutamente allo studio e all'elaborazione di questa operazione. Il consigliere delegato di Intesa Carlo Messina mi annunciò il lancio dell'Offerta la notte del 17 febbraio con una telefonata, dopo aver fatto lo stesso con il suo omologo di Ubi, Victor Massiah. Io ero a casa, a Brescia, quando ricevetti la telefonata di Messina. Rimasi molto colpito dalla notizia, ma condivisi subito la scelta dei vertici della banca di tenermi fuori dall'operazione».

 

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