Design, tecnologia, software: l’innovazione per il settore funerario

Software per la gestione cimiteriale, carri funebri elettrici, articoli e cofani green, persino app di ecommerce per il comparto. A Memoria Expo l’eccellenza del settore funerario e cimiteriale sta al passo con i tempi, e basta fare un giro per i padiglioni allestiti al centro fieristico di via Caprera per rendersene conto.
Brescia, ancora una volta, fa da padrona, con quasi 30 espositori presenti sui 140 complessivi, e nomi che del comparto hanno fatto la storia, dal gruppo Lorandi di Nuvolera (casse funebri) alla Sedeal di Concesio (accessori funerari) sino Asf di Borgosatollo (lavorazioni in marmo). Al centro dell’Expo il valore del Made in Italy, e quello di una tradizione che ben si sposa con il rispetto di uno dei momenti più dolorosi e degni di rispetto della vita umana.
«Memoria Expo è una manifestazione che portiamo avanti con orgoglio, e che richiede una delicatezza ed una compostezza speciale», dice in occasione del taglio del nastro l’assessore regionale all’istruzione, formazione e lavoro Simona Tironi, mentre il presidente di ProBrixia Roberto Zini parla di un comparto importantissimo «anche per servizio sociale che svolge», e Marco Ghirardotti, presidente di Assocofani, indugia sulla capacità delle aziende di «rappresentare i cambiamenti epocali in atto, restando un modello a livello internazionale».
Ospiti internazionali
Una caratura, quella internazionale appunto, evidenziata anche dalla presenza di Mylena Cooper ed Emerson De Luca, rispettivamente vicepresidente e segretario dell’associazione mondiale Fiat-Ifta, che in fiera portano una visione imprenditoriale globale.
I numeri sono importanti: ogni anno il comparto funebre muove in Italia tra i 3 e i 4 miliardi di euro di fatturato, con 6.500 imprese attive e 25 mila posti di lavoro.
Imprese che, inutile dirlo, sanno ben stare al passo con i tempi, come evidenzia il curatore della fiera Leonardo Pericciuoli. «Il settore funerario si è trasformato molto dagli anni ’80 ad oggi, passando dal dare valore principalmente alle attrezzature ed ai beni al dare valore ai servizi» spiega chiamando in causa, ad esempio, il «boom» delle case del commiato, forse il fenomeno più evidente del cambiamento in atto.
Gli espositori
Proprio Brescia, peraltro, guida la classifica nazionale su questo fronte, con più strutture di questo tipo dell’intera Puglia, e realtà di progettazione che ormai si occupano solo di quello. È il caso della Apiemme Engineering dell’architetto Paolo Gentilini, che proprio seguendo l’intuizione avuta 15 anni fa oggi realizza in tutta Italia case funerarie e sale del commiato che «facciano sentire chi vive l’esperienza del lutto a casa». E che assicura: «Nei prossimi anni il concetto si allargherà ancora, trasformando le sale del commiato nel baricentro di attività sempre più multiservizio e cosmopolite».
Persino i fondi di investimento sono interessati al settore, a testimonianza di un business che si prospetta in decisa crescita.
Il cambiamento dei tempi si respira in ogni ambito della fiera, dall’esplosione delle realtà che si occupano di realizzare le urne (anche alcuni produttori storici di cofani, come la Rosa di Castegnato, hanno iniziato a realizzarle) sino ai veicoli elettrici per portare i feretri, passando anche per aziende che fanno manufatti con materiali bio e riciclabili.
Bresciana anche l’azienda che ha dato vita al «Cimitero Smart», un software per la gestione delle strutture e delle concessioni cimiteriali (la Systemtec di Villanuova sul Clisi).

Memoria Expo, in scena sino a domani, sabato 22, compreso, presenta importanti novità anche sotto il profilo dell’accoglienza. «Non sarà solo una grande esposizione, ma un evento esperienziale che mescola business, cultura e convivialità», assicurano gli organizzatori, che proporranno ai visitatori di toccare con mano le eccellenze enogastronomiche del territorio grazie alla collaborazione con i ragazzi dell’istituto alberghiero Mantegna di Brescia, che gestiranno tanto i corner gratuiti quanto il ristorante ed il bar.
«Un modo - tira corto il preside Giovanni Rosa - per coinvolgere gli studenti in un’esperienza professionale di grande interesse, ma anche per raccogliere finanziamenti per il supporto delle attività laboratoriali dell’istituto».
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