Innovazione e ambiente: il futuro dell’agricoltura a Brescia
A livello normativo, la riforma della Pac, norme più severe sulla reciprocità commerciale, la revisione della direttiva nitrati; a livello economico, investimenti su innovazione e formazione. Queste e molte altre le richieste dell’agricoltura bresciana, chiamata a rispondere a sfide sempre più complesse per garantire la sua sostenibilità e competitività nel futuro.
Durante il convegno «Terra di innovazione: il futuro dell’agricoltura è qui», organizzato da Coldiretti in occasione della 67esima edizione della Fiera di Lonato e moderato da Nunzia Vallini, direttore del Giornale di Brescia, ne hanno discusso amministratori, esperti e rappresentanti del mondo agricolo.
Lo scenario
Innovazione, per tutti. È così per Laura Facchetti, presidente di Coldiretti Brescia. «Tecnologia e digitalizzazione sono indispensabili per affrontare problemi come la scarsità di risorse e la protezione dell’ambiente», ha dichiarato, chiedendo politiche concrete a supporto del settore. Tra le sue priorità, una riforma della Politica agricola comune (Pac), ritenuta inefficace nella sua forma attuale, e l’introduzione di norme più severe sulla reciprocità commerciale per evitare la concorrenza sleale: «L’accordo Mercosur, per come prospettato, non dovrebbe essere portato avanti».
Aspetti, questi normativi, cui la politica guarda. Alessandro Beduschi, assessore regionale all’Agricoltura, ha sottolineato la necessità di un dialogo tra scienza e politica, chiedendo la revisione della direttiva nitrati e promuovendo l’introduzione delle Tecniche di evoluzione assistita (Tea) per ridurre l’uso dei fitofarmaci. «La nostra Regione è pronta a dimostrare che innovazione e tutela ambientale possono andare di pari passo», ha dichiarato. Sulla «competenza», e dunque sulla centralità della formazione, ha invece insistito l’assessore regionale all’Istruzione Simona Tironi: «Il progresso non si arresta, dobbiamo guidarlo con strumenti che fanno rima con competenza».
Sulle politiche ambientali non poteva invece che concentrarsi Giorgio Maione, assessore all’Ambiente, che ha rimarcato l’importanza delle nuove tecnologie: «Senza l’adozione di strumenti innovativi, non potremo per esempio affrontare le sfide imposte dal cambiamento climatico». Infine, Paolo Inselvini, europarlamentare, ha difeso l’agroalimentare: «In Europa - ha detto - non c’è giornata in cui il settore non venga attaccato. Stiamo lavorando per proteggere le Tea e per combattere il Mercosur, ma le forze ostili al nostro mondo sono numerose». Quanto alla Pac, «dobbiamo fare in modo che i fondi non diminuiscano».
Il piano
A tirare le fila della lunga mattinata, il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini. Per lui, serve una visione strategica globale: «L’agroalimentare italiano vale 620 miliardi e dà lavoro a 4 milioni di persone, rappresentando la prima voce del Pil nazionale», ha ricordato. Prandini ha anche evidenziato come, dal 2015, il valore delle esportazioni sia cresciuto del 250%, arrivando a 70 miliardi di euro nel 2024, con gli Stati Uniti ormai secondo mercato per i prodotti italiani. Ha poi parlato dell’importanza di supportare l’innovazione nelle imprese agricole, sottolineando che «devono essere messe nelle condizioni di applicare le innovazioni». Secondo Prandini, è necessario investire in intelligenza artificiale ed energia, settori in cui l’Europa è ancora indietro rispetto a Stati Uniti e Cina. Critiche, poi, alla Pac, in particolare alla burocrazia che porta con sé: «Occorre snellire la vita ai nostri agricoltori».
Il presidente, infine, ha ribadito l’impegno di Coldiretti per l’indicazione dell’origine dei prodotti e per la difesa dei consumatori, e ringraziato il governo e in particolare il Ministro Matteo Salvini per i fondi stanziati per la ristrutturazione degli invasi, sottolineando come queste risorse saranno fondamentali anche per il recupero del lago d’Idro.
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