Industria: la produzione tiene il passo, ma calano i margini
L’industria bresciana tiene il passo e riporta un’altra variazione positiva. Nei primi tre mesi dell’anno, la produzione nel manifatturiero segna una nuova crescita, «pur registrando - puntualizzano dal Centro studi di Confindustria Brescia - una frenata rispetto alla velocità sperimentata nel corso del 2021».
Tradotto in numeri, nella nostra provincia la produzione industriale ha osservato un incremento del 2,5% rispetto all’ultimo trimestre del 2021, mentre il trend rispetto allo stesso periodo dello scorso anno segna addirittura un +10,5%, ed è «frutto dei recuperi sperimentati nei primi mesi del 2021», specificano gli esperti dell’associazione di via Cefalonia. «Valutiamo dunque con prudenza questi risultati - non nasconde tuttavia il presidente Franco Gussalli Beretta -: è ancora presto per stimare le conseguenze, in particolare del conflitto russo-ucraino, ma appaiono evidenti le difficoltà, per le nostre imprese, di trasferire sui prezzi di vendita i rincari dei costi degli input produttivi come materie prime, semilavorati ed energia».
Lo scenario
Le aspettative a breve termine delle aziende iscritte a Confindustria Brescia sono comunque positive, nonostante le incertezze all’orizzonte. «La produzione è prevista in aumento da 35 imprese su 100 - confermano gli industriali - stabile dal 55% e in calo dal rimanente 10%. I settori con le prospettive relativamente più positive - aggiungono - sarebbero metallurgia e sistema moda. Per contro, i segnali più critici giungerebbero dai comparti alimentare e chimico, gomma e plastica».
Per quanto riguarda i primi tre mesi dell’anno invece l’attività produttiva è aumentata oltre la media nei comparti legno e minerali non metalliferi (+5%), metallurgia (+4,3%), meccanica (+3,4%) e chimico-gomma-plastica (+2,3%). In via generale, inoltre, il tasso di utilizzo della capacità produttiva nelle aziende bresciane si è attestato all’82%. Contestualmente, i costi di acquisto delle materie prime sono cresciuti per il 94% delle imprese, con un incremento medio del 18.8%. «I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dal 76% degli operatori, per una variazione media pari a +8,2% - riconoscono da Confindustria Brescia -. Tali dinamiche confermano le significative pressioni sui margini industriali a cui sono sottoposte le imprese: dal terzo trimestre 2020 al primo trimestre 2022, i costi di acquisto sono complessivamente aumentati del 93%, mentre i prezzi di vendita solamente del 26%». Va anche detto che la scarsità di materie prime/semilavorati emerge ancora come il principale fattore che limita la produzione, essendo segnalato dal 32% degli operatori.
I nodi
Preso quindi atto della crescita della produzione registrata nel primo trimestre 2022, la variazione media annua che si avrebbe se lo stesso indice non subisse variazioni fino a dicembre, sarebbe del +5,8%, «in buona parte frutto di quanto ereditato dal 2021», precisano però al Centro studi. «Il conflitto tra Russia e Ucraina - aggiungono -, con i conseguenti impatti sulla fiducia degli operatori, sui prezzi delle materie prime industriali e degli input energetici e sulla facilità di approvvigionamento dei materiali finora sembra avere avuto un impatto contenuto per il made in Brescia, in un contesto particolarmente connotato da una forte eterogeneità delle performance, che impatta nelle risposte fornite dalle singole aziende, al di là dei rispettivi settori di appartenenza».
Non è tutto. «A ciò si aggiungono le preoccupazioni legate all’automotive - confessa Gussalli Beretta - i dati Anfia segnano una riduzione del 3,9% nella produzione di autoveicoli da inizio 2022, e questo aspetto rischia di avere ripercussioni in un territorio strettamente legato alla componentistica di tale comparto quale appunto Brescia».
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