Incubo siccità sulle nuove semine: idea bacini nelle ex cave
Nei prossimi giorni le previsioni danno pioggia, ma se non dovesse succedere, le semine di quest'anno sugli oltre 70mila ettari di campagna bresciana sono seriamente a rischio. Per ritrovare una situazione simile occorre tornare alla primavera del 2000 che subì l'inverno più secco degli ultimi 250 anni. Quindi la situazione che stanno vivendo oggi gli agricoltori bresciani non è nuova.
Il nodo
Ma neppure i problemi della gestione dell'acqua sono nuovi, anzi sono sempre gli stessi ovvero serve conservare l'acqua adesso per rilasciarla quando servirà in estate all'agricoltura. Per capirci è dai tempi delle presidenze degli anni '90 di Francesco Bettoni e Francesco Ferrari di Unione Agricoltori e Coldiretti che si chiede una gestione razionale della risorsa idrica dando priorità all'agricoltura che non consuma acqua, ma la usa ridandola poi all'uso pubblico attraverso le falde con grande beneficio per l'ambiente, il territorio, la collettività.
Produzioni irrigue
Da allora ancora molto resta da fare. Perché se la produzione agricola italiana è per l'85% irrigua, a Brescia questa percentuale sale di fatto al 100%. Per questo motivo gli investimenti infrastrutturali e tecnologici nella gestione delle risorse idriche sono sempre più strategici. Per risparmiare l'acqua, aumentare la capacità di irrigazione le associazioni agricole hanno proposto da tempo progetti per la realizzazione di una rete di bacini di accumulo utilizzando anche le cave dismesse che conservano l'acqua per distribuirla quando serve.
Il primo appalto
Il Consorzio di bonifica Oglio Mella per esempio ha recentemente appaltato i lavori per la realizzazione di un bacino a duplice funzione di laminazione delle piene e di accumulo attraverso il recupero di una cava dismessa a Castrezzato.
Si tratta del primo esempio di attuazione della legge regionale che favorisce il riutilizzo dei bacini estrattivi a questi scopi. Il settore agricolo seppure in un periodo limitato di tempo nel corso dell'anno, è il maggiore utilizzatore della risorsa acqua; per questo, è l'ambito economico che subisce maggiori danni nel caso di periodi siccitosi come quelli occorsi negli ultimi anni.
In Lombardia c'è un patrimonio idraulico che interessa più di 813 comuni e serve 6,6 milioni di abitanti con 19 fiumi, 23 laghi che hanno una superficie che supera il 40% di quella lacustre nazionale e un volume pari al 60% del totale con 40.000 chilometri di rogge e canali che irrigano la pianura.
«La progressiva urbanizzazione, con la conseguente impermeabilizzazione di vaste aree, insieme alla crisi climatica, rende ancora più indispensabile - ha ricordato Gladys Lucchelli commissario regionale del Consorzio di bonifica Oglio Mella - il ruolo dei consorzi di bonifica nel governo delle acque, attività che richiede competenze specifiche e investimenti».
Gestire l'acqua non vuol dire occuparsi solo di irrigazione. Il chilometrico reticolo di canali che attraversano l'intera provincia assume un ruolo centrale nella tutela del territorio anche dai rischi idrogeologici. Di sicuro la presenza degli agricoltori è però essenziale nel gestire la risorsa acqua in modo efficace. Anche perché occorre essere convinti che oltre a una questione di quantità dell'acqua, spesso dovuta in passato ai frequenti contrasti tra i diversi utilizzatori, ci sia, anche, un problema della qualità delle acque. Perché con la direttiva nitrati sembra che sul banco degli imputati ci siano solo le imprese agricole.
E questo è sempre stato molto discutibile. Proprio la salvaguardia dell'attività agricola potrà essere la chiave per la soluzione dei problemi di mantenimento e di miglioramento dell'ambiente e delle risorse idriche. Ma questo è un altro problema. Ora gli agricoltori possono sperare solo nella pioggia.
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