Economia

Il sistema Brescia riparte solido e con buoni margini industriali

La Redazione Web
Confindustria e OpTer analizzano i conti 2023 di 2.620 società di capitale con 101mila dipendenti
Il sistema Brescia è solido e pronto alle sfide
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Il tessuto produttivo bresciano mostra una buona tenuta dei margini industriali e un rafforzamento della struttura patrimoniale, nonostante l’aggravarsi di alcune variabili economiche che hanno caratterizzato il 2023.

A confermarlo è l’Indice sintetico manifatturiero (Ism) realizzato dal Centro studi di Confindustria Brescia in collaborazione con l’Osservatorio per il territorio (OpTer) dell’Università Cattolica dal Sacro Cuore, esaminando gli ultimi bilanci depositati da 2.620 società di capitale del nostro territorio (con ricavi oltre 1 milione di euro) che riportano un fatturato aggregato di poco più di 42 miliardi con il contributo di 101mila addetti.

Un campione particolarmente rappresentativo dell’industria bresciana, in cui le realtà metalmeccaniche incidono per il 71% delle imprese considerate.

Sotto la lente

L’analisi di CsC e OpTer ha attribuito a ogni azienda del campione uno «score» che sintetizza, in un unico valore, lo stato di salute dal punto di vista economico-finanziario della stessa. Lo studio ha quindi evidenziato come nel 2023 la quota di aziende più virtuose (classe A) sia passata dal 33% del campione (anno 2022) al 40%, mentre la classe B abbia riscontrato una contrazione, dal 39% del 2022 al 36% del 2023. Allo stesso tempo, la classe C ha sperimentato una riduzione di 4 punti percentuali (da 26% a 22%) e la quota delle aziende più in difficoltà (classe D) si è mantenuta costante intorno al 2%.

«Tali risultati - riporta una nota diffusa ieri dall’associazione cittadina e dell’Osservatorio di Unicatt -, prodotti dallo strumento di Ism, trovano spiegazione nella sostanziale tenuta della marginalità industriale del “made in Brescia”, con l’Ebitda (indicatore che fornisce una prima misura della liquidità generata dalla gestione operativa) che nel 2023 si è posizionato all’11,2% dei ricavi, una quota di poco inferiore a quanto riscontrato nel 2022 (11,5%). A riguardo, va segnalato che la suddetta modesta contrazione è in gran parta dovuta alle difficoltà incontrate dal settore siderurgico locale, che nel 2023 ha visto un significativo ridimensionamento dei principali gli indicatori reddituali, con la quota dell’Ebitda sul totale del fatturato al 5% (rispetto al 15,0% dell’esercizio precedente)».

Il secondo elemento che va a incidere sui risultati di Ism è la struttura patrimoniale della manifattura locale, che nel 2023 si è ulteriormente rafforzata: l’indice di indipendenza finanziaria (che misura la quota del patrimonio netto dell’azienda sul totale del passivo) ha raggiunto il 52%, contro il già elevato 48,7% sperimentato nel 2022.

«I numeri emersi, che incorporano al proprio interno anche le rivalutazioni delle immobilizzazioni permesse in questi anni dal legislatore - commenta il presidente di Confindustria Brescia, Franco Gussalli Beretta -, forniscono una quantificazione della maggiore patrimonializzazione dell’industria bresciana e, al contempo, della sua minore esposizione al credito bancario, una tipologia di passività che si ripercuote anche sui costi del Conto economico. L’acquisita robustezza del Made in Brescia delinea un sistema economico locale che si fa trovare pronto di fronte alle incognite e alle sfide poste dall’attuale fase ciclica, connotata dagli ancora elevati costi dell’energia, dalla politica protezionistica preannunciata dalla futura amministrazione Trump e dalla transizione elettrica nel settore automotive».

Il confronto

Il Centro studi di Confindustria e l’Osservatorio per il territorio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore hanno anche realizzato un confronto dell’Ism del 2023 con quello del 2008, anno precedente all’ultima «Grande recessione», sviluppatasi con particolare intensità nel 2009.

«L’applicazione dell’Ism ai bilanci del 2008 certifica i grandi passi in avanti compiuti dall’industria del nostro territorio. Il forte miglioramento dell’indicatore sintetico - spiega la nota congiunta - è primariamente ascrivibile al processo di rafforzamento patrimoniale sperimentato dalle imprese manifatturiere del territorio dal 2008 a oggi. Quindici anni fa la composizione del passivo era la seguente: l’incidenza del patrimonio netto era pari al 37,1%, quella dei debiti finanziari si attestava al 27,9%, quella dei debiti commerciali al 19,9%, mentre la quota delle altre passività era pari al 15,1%. Nel 2023 la fotografia risulta essere molto diversa: l’incidenza dei mezzi propri è pari al 52,0% (+14,9% sul 2008), quella dei debiti finanziari al 18,1% (-9,8%) e quella dei debiti commerciali al 14,6% (-5,3% sul 2008)».

Un confronto a cui fanno seguito le parole di Giovanni Marseguerra, direttore di OpTer: «Lo strumento Ism certifica oggi il buono stato di salute complessivo espresso dall’industria bresciana in questi anni, soprattutto se confrontato con il periodo successivo alla grave crisi del 2008. Il futuro ci offre uno scenario altamente complesso e sotto molti profili anche preoccupante: incombono infatti una serie di minacce che rischiano di compromettere la competitività del nostro sistema produttivo.

Tuttavia - aggiunge il docente di Unicatt -, come già successo in altre situazioni critiche in passato, mi sembra si possa dire che il nostro territorio anche oggi stia dimostrando una straordinaria capacità nel mettere in campo tutti gli strumenti necessari per fronteggiare e superare le difficoltà che si stanno via via palesando».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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