Il ritorno delle scarpe Tepa Sport
Torna Trainspotting, torna Twin Peaks, tornano le Nike Silver, torna il Nokia 3310. Torna (quasi) tutto, prima o poi, allora perché non dovrebbero tornare le Tepa? E infatti eccole qua, lo storico marchio è ripartito da Rudiano, dove era nato negli anni Cinquanta, per ritagliarsi un nuovo posto nella moda italiana.
L’operazione è gestita dalla famiglia Riva, la stessa che aveva fatto nascere le scarpe con la «V» bianca che fa molto Brescia Calcio, usate in passato anche da squadre come Juve, Milan e Inter.
Sono finite pure in una canzone di Elio e le Storie Tese, «Supergiovane», nella famosa strofa «Catoblepa catoblepa/io ti dono le mie Tepa/per il viaggio che conduce/all'Aldilà». Era l’album «Italyan, Rum Casusu Çikti», del 1992, uscito quando il marchio era ormai sparito dalla circolazione, dopo la chiusura dell’azienda nel 1985. Ma il mito di quelle scarpe aleggiava ancora. Che poi ci deve essere un legame particolare col mondo della musica, almeno con quello più scanzonato: Johnson «Vamos a la playa» Righeira è salito sul palco di piazza Vittoria indossando le nuove Tepa, durante la festa per la metropolitana di Brescia organizzata domenica scorsa.
La storia del marchio è emblematica di quel made in Italy che si era fatto strada nel mondo, negli anni del Boom. Tre fratelli, Paolo, Rino e Battista, un piccolo stabilimento per la produzione a Rudiano, l’idea di fare scarpe sportive di qualità, con prezzi comunque accessibili. Sono i Riva, ma scelgono come nome «tepa», la versione dialettale di teppa, il modo bonario con cui venivano chiamati i tre. Nel 1952, anno della fondazione, gli addetti si contano sulle dita di una mano, ma nel periodo d’oro, a cavallo degli anni Settanta, i dipendenti diventano circa 300 e i capannoni a Rudiano aumentano. Le fasi alterne non mancano, ma l’economia tira e i Riva, tra tute e scarpe da ginnastica, sanno che c’è una sola cosa che può farli uscire dalla piccola e sterminata provincia della bassa padana per puntare verso l’Italia e il mondo: il calcio, sempre lui. Si mettono al servizio del mondo del pallone e si lasciano trascinare dall’onda della fama dei calciatori, raggiungendo il livello massimo, la Nazionale.
Nel 1974 anche Zoff porta le Tepa, ma pure capitan Facchetti. E ancora Scirea, Bettega, Gigi Riva, Eusebio, mentre aumentano le sponsorizzazioni in serie A con squadre come appunto Juve, Milan e Inter, assieme a Napoli, Bologna, Cesena, Cagliari. Nella piccola Rudiano, tremila abitanti nel 1971, arrivati oggi a 5.700, si è sviluppato nel frattempo un piccolo distretto del settore sportivo, che comprende anche marchi noti all'epoca, come la Rutilius o la Formsport, con sede nella vicina Castelcovati.
Le Tepa corrono veloci, se ne producono 10mila ogni giorno, assieme a tute, magliette e altri accessori, ma quando arrivano gli anni Ottanta la ruota gira e in pochi anni non c’è più partita. Marchi come Adidas, Nike e Puma sono più strutturati, il mercato globale spazza via i fratelli di Rudiano finché le scarpe del Supergiovane restano un ricordo da canticchiare, dopo il fallimento nel 1985. Il marchio passa di mano, si tenta di rilanciarlo, ma va male, e alla fine si spiaggia a Bologna. Nel 2015 i Riva, guidati da Mariano, figlio di Rino, tornano però a farsi sotto. Perché lasciare andare un simile pezzo di storia? La loro società, registrata come Pin Up Srl, si riprende la «V» bianca e la porta a Rudiano, da dove ricomincia il cammino. Nessun dipendente, nessun macchinario, solo consulenti e produzione esternalizzata, in parte in Italia e in parte fuori. Le vendite? Online e in negozi con l’esclusiva, soprattutto nel Nord Italia.
I nuovi modelli si chiamano «Trip», «Marathon», «Real», «Training». A breve ci sarà un salto di qualità dal punto di vista del marketing: entro giugno aprirà ad Adro il primo negozio monomarca. Uno spazio in cui vendere i prodotti Tepa, per ora solo scarpe, e per dare una base d’appoggio ai vari collaboratori della ditta. Anzi, della start up, come si dice oggi. L’obiettivo è arrivare nel giro di un paio d’anno alla soglia di 50mila scarpe all’anno, mentre il sogno è di riportare la produzione a Rudiano. Capannoni disponibili in zona, d’altronde, ce ne sono. Nel frattempo i Tepa ci danno dentro online: su Facebook la pagina dell’azienda è molto attiva, è vicina ai 10mila like, pubblica foto storiche di calciatori e raccoglie quelle dei fan nostalgici. Vintage, sì, ma pure loro 2.0. Per il nuovo cammino c’è molto da costruire, insomma, ma non si parte da zero: c’è quella «V» bianca, alla fine il tempo non è riuscito a cancellarla.
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