Il prezzo del latte è ai massimi da 10 anni, ma i costi sono alle stelle
Secondo il rapporto del Milk Market Observatory - la fotografia del mercato del latte - pubblicato a dicembre 2022 la raccolta di latte vaccino nella Ue è aumentata a ottobre 2022 dell’1,6% (+187.000 tonnellate) rispetto allo stesso mese del 2021 ed è stata monitorata in ripresa in due principali paesi produttori: Germania e Francia.
Dall’altro lato i Paesi emergenti sono stati quelli ce hanno trainato la crescita del mercato corroborata da una competitività delle produzioni europee. Potrebbero essere questi i meccanismi che hanno portato il prezzo del latte a quota 60 centesimi al litro, per poi trovare l’intesa a 57,5 cent al litro (iva esclusa) da febbraio a giugno 2023.
I commenti
Secondo le Organizzazioni agricole - Coldiretti e Confagricoltura - è stata la scelta giusta per dare certezze a i produttori. Secondo Copagri Lombardia invece «a poco meno di un anno dall’ultima riunione del Tavolo di filiera del settore lattiero-caseario, e in una situazione nella quale i costi di produzione del latte stavano trovando la giusta compensazione nel prezzo definito alla fine del 2022, pari a circa 60 centesimi al litro, appare paradossale rimettere tutto in discussione sbandierando come vittorie accordi che ad oggi, secondo nostre stime, lascerebbero nelle tasche degli allevatori 120 milioni in meno».
Le previsioni
Al di là della validità delle ragioni delle singole Organizzazioni rimane il problema: e adesso cosa può succedere? Come si evolverà la situazione. Daniele Rama, docente all’Università Cattolica, direttore della Smea, ha provato nei giorni scorsi a tracciare un panorama sostenendo che «le commodity europee tornano ad essere competitive. Oggi il burro quota 4,20 euro, il latte scremato in polvere 2,50 euro. A supporto di una ripresa della domanda, i futures sul burro segnalano l’aspettativa di limitate ulteriori riduzioni fino a marzo, seguite da recuperi; per il latte in polvere il punto di minimo si colloca ad aprile».
Grana Padano
«Il prezzo del Grana Padano ha probabilmente raggiunto l’apice della sua fase ascendente - prosegue Rama - e potrebbe, nei mesi a venire, lasciare qualcosa sul terreno, ma le scorte di formaggio stagionato sono ridotte (a differenza del Parmigiano Reggiano, malgrado da diversi mesi la produzione abbia frenato) e un crollo dei listini pare improbabile. Già dalla seconda metà del 2022 la produzione di latte in Italia ha ripreso una certa tendenza all’aumento, ma non c’è da aspettarsi che accadano fenomeni, quali quelli osservati ad esempio tra metà 2017 e metà 2018, quando i produttori hanno spinto al massimo per riempire le stalle e le sale di mungitura: data la scarsità di foraggi e la loro qualità mediamente non eccelsa, in realtà diversi allevatori tendono a scartare le vacche meno produttive, per lavorare sulla parte migliore della mandria».
Accanto a riflessioni tecniche, c’è poi la parte politica e la richiesta delle Organizzazioni agricole al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare di riconvocare il Tavolo sul latte.
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