«Il lockdown? Un’occasione per nuovi modelli di sviluppo»
La pandemia e il lockdown devono essere l’occasione per rivedere il nostro modello di sviluppo, puntando su tecnologia, condivisione e sostenibilità. Ne è convinto il vicepresidente dell’Associazione Industriale Bresciana con delega al lavoro e al welfare Roberto Zini, che a pochi giorni dall’avvio della famigerata Fase 2 si concentra su come il blocco forzato delle attività produttive offra la straordinaria opportunità di riconsiderare il paradigma economico esistente, facendo scelte che favoriscano una crescita economica a basso impatto ambientale.
«Come associazione stiamo facendo una serie di riflessioni sul tema dello sviluppo sostenibile che per noi è un elemento chiave - spiega Zini -: questa emergenza sta cambiando e cambierà tante cose, e noi possiamo prenderlo come uno stop e basta oppure trasformarla in una occasione seria per rivedere il nostro modello. Da questa pandemia abbiamo imparato varie cose - prosegue -: che siamo fragili e vulnerabili; che siamo tutti interconnessi; e che nessuno si salva da solo».
Tra gli elementi da tenere in considerazione per un nuovo modello economico, la sfida della digitalizzazione e il cosiddetto «lavoro agile», ma anche l’utilizzo spinto della tecnologia «che aiuta l’ambiente». «Sono anni che parliamo della digitalizzazione ma solo ora stiamo davvero vedendo come la possibilità di comunicare e lavorare con altri sistemi consenta spazi diversi, per ridisegnare il lavoro ma anche il tempo a nostra disposizione», aggiunge il vicepresidente Aib che evoca da un lato le molte ore «liberate» grazie all’uso degli strumenti informatici per fare riunioni e incontri, e dall’altro le non poche opportunità fornite dallo smart working.
Del resto, uno studio realizzato da Enea evidenzia come lo smart working abbia ridotto la mobilità quotidiana di circa un’ora e mezza in media a persona, per un totale di 46 milioni di chilometri evitati, pari a un risparmio di 4 milioni di euro di mancato acquisto di carburante e con modifiche anche sotto il profilo della qualità di vita e del lavoro (il beneficio è duplice: di tempo personale «liberato» e di traffico urbano evitato, con un taglio di emissioni e inquinanti che Enea stima in 8 mila tonnellate di CO2, 1,75 t di Pm10 e 17,9 tonnellate di ossidi di azoto).
Ma Zini si sofferma anche su altri due elementi: le relazioni umane e la riqualificazione delle competenze. «Mai come in questo periodo ci siamo resi conto di come le vere priorità stiano nelle relazioni tra le persone, perché nessuno si salva da solo, e che è sempre più importante inserirsi in filiere e collaborare», dichiara indugiando anche sull’importanza di «ricentrare tutte le competenze del personale, magari utilizzando proprio questo periodo di cassa integrazione per seminarne di nuove».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’ad di Raffmetal, Franco Franzoni, pioniere di quella sostenibilità ambientale in grado di far bene anche all’impresa. «I bilanci degli ultimi anni di Raffmetal sono i migliori di sempre, e dimostrano come l’uso delle migliori tecnologie per il controllo dei processi non solo contribuisca a creare un percorso virtuoso dal punto di vista ambientale, ma faccia correre anche il business. È però necessario «perseguire tutti insieme uno sviluppo che tenga in maggior conto quello che ci circonda, perché oggi più che mai l’azienda non si ferma al muro di cinta».
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