Economia

Il caso Timken è arrivato al ministero dello Sviluppo economico

Al centro del confronto la continuità occupazionale dei 106 lavoratori a rischio, ma anche alcuni paletti sulla transizione green
TIMKEN, INCONTRO AL MISE
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Il caso Timken approda al ministero dello Sviluppo economico nell’ambito del tavolo tecnico dedicato all’automotive. Con lui, anche le vicende Gkn, Gianetti Ruote e Stellantis, altrettanto emblematiche delle difficoltà che sta patendo il comparto. «Sono sempre più numerose le aziende del settore automotive interessate da crisi economiche e problemi finanziari, che annunciano ristrutturazioni, chiusure, licenziamenti», hanno dichiarato i parlamentari del Pd Benamati, Bonomo, Manca, Soverini e Zardini nella loro interrogazione al Mise -. I casi Gkn, Timken e Gianetti Ruote così come i possibili tagli annunciati da Stellantis indicano purtroppo l’accelerazione del processo di transizione tecnologica che, se non accompagnato adeguatamente, rischia di destrutturare e rendere marginale un settore fondamentale per il sistema Paese».

L’annuncio dell’arrivo della vertenza bresciana in viale America era stato dato dal segretario nazionale della Fiom Michele De Palma, affiancato da quello delle tute blu bresciane, Antonio Ghirardi, durante il presidio innanzi ai cancelli Timken.

E ieri lo stesso De Palma, nell’incontro interlocutorio al tavolo, ha ribadito la necessità che il Mise e le istituzioni intervengano per garantire un confronto capace di permettere la continuità occupazionale e una transizione industriale che salvaguardi l’occupazione. Il medesimo tema, insomma, su cui si sono soffermati i parlamentari, ricordando che l’automotive è uno dei principali settori dell’economia nazionale, con 350 miliardi di euro di fatturato, pari al 20% del Pil e 1,25 milioni di lavoratori.

«È forte la preoccupazione per gli effetti che potranno derivare dal documento "Fit to 55" con l’obbligo di produrre auto a zero emissioni dal 2035», aggiungono gli esponenti del Pd per i quali «in assenza di un processo graduale che governi il cambio di modello industriale, l’Italia rischia la crisi di intere filiere produttive, facendo pagare ai lavoratori il costo sociale dei processi di cambiamento in atto». Sulla stessa lunghezza d’onda la posizione di Anfia, Associazione nazionale filiera industria automobilistica. «Una transizione green troppo rapida mette a rischio tra i 60 e i 70 mila posti di lavoro nelle aziende della componentistica auto che non sono attive nell’elettrificazione», sottolinea il direttore Gian Marco Gioda.

Nello stabilimento Timken di Villa Carcina, lo ricordiamo, sarebbero 106 i lavoratori a rischio dopo l’annuncio della multinazionale di chiudere la produzione.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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