Il caldo anomalo fa tremare gli apicoltori
È allarme siccità. Grande caldo e assenza di precipitazioni significative stanno caratterizzando questo inverno bollente con una temperatura che fino ad ora è stata in Italia superiore di 1,65 gradi la media storica secondo le elaborazioni su dati Isac Cnr relativi al mesi di dicembre e gennaio.
«La situazione critica a causa di siccità e delle alte temperature per il fiume Po - sottolinea Coldiretti - ha spinto l’Autorità distrettuale di bacino a convocare per il prossimo 6 marzo l’Osservatorio sulle crisi idriche per fare il punto della situazione anche perché non si prevedono precipitazioni se non di scarsa entità, per cui potrebbero verificarsi ulteriori riduzioni dei livelli idrometrici anche del 20%».
Il livello idrometrico del Po è sceso ed è basso come in piena estate ma anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 25% di quello di Como al 28% dell’Iseo. L’eccezionalità degli eventi atmosferici, evidenzia Coldiretti, è ormai diventata la norma anche in Italia tanto che siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione in Italia dove il 2019 - sottolinea la Coldiretti - è stato il quarto anno più caldo per il nostro Paese dopo i record di 2014, 2015 e 2018 secondo le elaborazioni su dati Isac/Cnr che effettua le rilevazioni dal 1800. L’andamento anomalo di questo inverno conferma dunque - continua Coldiretti - i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta e sulle disponibilità dei prodotti che i consumatori mettono nel carrello della spesa.
Il fenomeno. Le temperature sopra la norma e le ripetute giornate di sole di questo febbraio anomalo hanno risvegliato in anticipo le api, che in Lombardia si stima siano oltre 4 miliardi. Edoardo Mombelli apicoltore di Quinzano d’Oglio conferma: «Con queste temperature l’attività apistica è già iniziata; nei terreni infatti si possono vedere alcune piccole fioriture in netto anticipo rispetto alla normalità. Mi auguro che non ci sia un crollo della temperatura perché si potrebbero verificare alcune problematiche, monitoriamo la situazione e vediamo se ci sarà necessità di interventi esterni». Le temperature diurne sopra la media hanno fatto uscire le api dai circa 160mila alveari presenti in Lombardia. In provincia di Brescia sono presenti circa 26mila alveari, custoditi da oltre 1.000 appassionati tra professionisti e hobbisti, che producono miele, propoli, cera e altri derivati. «Ma nel 2019 - spiega Massimo Albano, direttore di Coldiretti Brescia -, la produzione bresciana è stata più che dimezzata dalle bizze del clima. A periodi particolarmente siccitosi, infatti, si sono alternate settimane piovose e fredde che hanno influito negativamente sul lavoro delle api». Con l’attuale situazione meteo il rischio è che un eventuale ritorno del freddo possa far gelare i fiori e anche far morire parte di questi insetti, dopo una delle peggiori annate per la produzione di miele in Italia.
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