Il business insospettabile delle zampe di gallina

Da noi - adesso - son scarti, roba che per la gran parte va a finire nel sacchetto dell’umido. Ma se vi capitasse mai di andare in Cina, sappiate che laggiù potrebbero cucinarvele in 64 modi diversi. E così anche in Vietnam o in Thailandia. E in Africa.
Pensa te: son le zampe di gallina, in dialetto "raspe". Un tempo (mi ricordo la nonna), anche queste finivano in padella. Poi è arrivata la bistecca, quindi il filetto e del pollo adesso va forte il solo petto. Ma in Cina, e in mezzo mondo, se le sgranocchiano allegramente. A Pechino e Shanghai, nei ristoranti con preparazioni sontuose oppure nei baracchini lungo le strade, vedete montagne di queste zampette che colorano con vari sapori: se ne prendono una decina e avanti a sgranocchiare.
E’ un mondo diverso. Ma la sostanza non cambia: consumatori che chiedono prodotti. Milioni e milioni di umani
a caccia di zampe di gallina. Un mercato - certo insospettabile - ma un mercato grande.
A Borgo San Giacomo se ne sono accorti quattro anni fa. E dalla Cobu (Commercio Budella, capisco il vostro aggrottar di ciglia: ma sappiate che il buon salame richiede un buon budello), ebbene alla Cobu quattro anni fa hanno cominciato a mandare il primo container di zampe di gallina. Un boom a dir poco: oggi partono 400 container l’anno per 10 mila tonnellate. E l’anno prossimo puntano al quasi raddoppio. Il che significa passare ai due turni e quindi fare assunzioni.
La Cobu fa capo ai fratelli Arosio: Stefano, Paola e Serena affiancati da una quarta sorella, la Emilia, che segue parte del commerciale estero e che è presidente nazionale delle aziende produttrici di tecnologie alimentari visto che guida la Wss di Concorezzo, nel milanese.
La Cobu di fatto raccoglierà a breve praticamente il 100% delle zampe di gallina che gli allevamenti italiani fino a qualche anno fa buttavano o trasformavano in mangime animale. «L’intuizione - dice Stefano Arosio - è stata questa: da scarto ad alimento», il che ha significato allestire tutte le fasi della lavorazione delle zampe come fossero cosce o petti di pollo». In 24 ore, le zampe vengono raccolte con camion di proprietà e quindi pulite, lavorate, sanificate e congelate e poi spedite nei container sottozero.
Il fatturato cresce. 12 milioni lo scorso anno (zampe di gallina, ma non solo, come detto). E la sensazione è che il bello cominci adesso...
Gianni Bonfadini
g.bonfadini@giornaledibrescia.it
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