Economia

I prezzi di energia e materie prime frenano la corsa della meccanica

Il comparto cresce «solo» del 5,4% nel trimestre. Sull’industria pesa la bolletta da 1,8 miliardi
L’industria metalmeccanica bresciana verserà 1,893 miliardi di euro per i costi energetici - © www.giornaledibrescia.it
L’industria metalmeccanica bresciana verserà 1,893 miliardi di euro per i costi energetici - © www.giornaledibrescia.it
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La tanto temuta frenata produttiva del comparto metalmeccanico, ahimè, da presagio è diventata realtà. A dirlo sono i dati evidenziati a livello territoriale dall’indagine condotta nel terzo trimestre 2022 dal Centro Studi di Confindustria Brescia. Ma anche quelli illustrati mercoledì a Roma dall’Osservatorio di Federmeccanica, che ha palesato come a livello nazionale, nel periodo gennaio-settembre 2022, la produzione metalmeccanica sia mediamente diminuita dello 0,6% rispetto ai primi nove mesi del 2021, a fronte di una variazione positiva che ha invece riguardato l’intero comparto industriale (+0,8%).

Su Brescia l’impatto della frenata è evidente. Stando al rapporto confindustriale, le imprese metalmeccaniche della nostra provincia, nel terzo trimestre dell’anno, hanno messo a segno un evidente decelerazione dell’attività, con la meccanica che ha segnato, tra luglio e settembre, una crescita del 5,4% rispetto allo stesso periodo del 2021 (dopo l’8,6% rilevato nel periodo precedente) e la metallurgia una flessione del 2,4% (dopo il -1,8% sperimentato fra aprile e giugno).

Il punto

L’andamento, secondo il report, sarebbe imputabile non solo alla consueta chiusura della maggior parte degli stabilimenti nei mesi estivi, ma anche all’inasprimento delle condizioni operative, legate al «caro energia» e all’indebolimento del contesto macroeconomico generale. In particolare, le aziende hanno lamentato una serie di restrizioni che hanno favorito la frenata: per la meccanica, la scarsità di materie prime e semilavorati (indicata dal 30% delle imprese), mentre per la metallurgia, la domanda insufficiente (27%) e le quotazioni record degli input energetici (27%).

«Se è vero che il Made in Brescia ha avuto un rallentamento lo è altrettanto che hanno mostrato ancora una volta la loro capacità di reagire - commenta Gabriella Pasotti, presidente del settore Meccanica e Meccatronica di Confindustria Brescia -.Per capirlo è sufficiente sottolineare come i dati della Meccanica tra luglio e settembre restino positivi e come l’export, pur influenzato dai rialzi delle materie prime, continui a stabilire nuovi record». «Quella che oggi va guardata con attenzione è la prospettiva futura, fortemente influenzata dalle preoccupazioni macroeconomiche date dalla guerra, dagli altri costi energetici e dall’aumento dei tassi di interesse», le fa eco Giovanni Marinoni Martin, alla guida del settore Metallurgia, siderurgia e minerari, che evidenzia come questi fattori abbiano un triplice effetto negativo.

«Gli alti costi energetici - dice - diminuiscono la capacità di spesa in beni e servizi dei consumatori europei rallentando il mercato e peggiorando le marginalità delle aziende; seguono l’aumento delle preoccupazioni di consumatori e imprenditori e il rialzo dei tassi che porta ad una crescita dei costi per aziende e privati, ma soprattutto ad un aumento dei costi. Le manovre dei governi stanno riducendo i costi energetici - conclude - ma il dubbio è sulla capacità di tenuta nel tempo».

Lo scenario

Importanti le preoccupazioni dei metalmeccanici per la bolletta energetica: come evidenziato nell’incontro dedicato a «Scenari & Tendenze», l’industria metalmeccanica bresciana verserà una cifra stimata di 1.893 milioni di euro (1.361 da parte della metallurgia e 532 dalla meccanica), con un incremento del 125% sul 2021 e del 439% sul 2019. Va inoltre segnalato che l’attuale fase ciclica sta provocando una flessione delle quotazioni dei metalli industriali più usati dalle realtà bresciane. Meno dolente il ricorso alla Cig, che rimane contenuto: le ore autorizzate nei primi dieci mesi del 2022 sono diminuite del 59% sullo stesso periodo 2021, passando da 17,9 a 7,3 milioni.

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