Hub della conoscenza, per gli enti locali l’aggregazione è una sfida ineludibile
È un matrimonio che, parafrasando Alessandro Manzoni, «s’ha da fare» quello tra gli enti locali e la competitività del territorio. In che forme e modi sarà il tempo a stabilirlo. Ma, certamente, è un passaggio ineludibile, anche alla luce delle opportunità che la trasformazione digitale offre.
L’appello a rendere sempre più sinergico il cammino tra gli enti locali, in particolare tra i 43 Comuni che compongono il variegato territorio della Bassa bresciana, è stato lanciato ieri pomeriggio tra le volte dello storico palazzo Cigola Martinoni, nel corso del convegno promosso da Cassa Padana nell’ambito del progetto «Hub della conoscenza», messo a punto dalla Bcc lenese e dal Politecnico di Milano per fornire alle nuove generazioni competenze d’eccellenza da mettere al servizio del territorio.
Un confronto tra amministratori, moderato da Nunzia Vallini, direttore del Giornale di Brescia, che ha visto la presenza di numerosi sindaci, tra i relatori e nel pubblico, per individuare strategie di integrazione e sinergie fruttuose per la pubblica amministrazione.
Sinergie
«Un cambio di passo è necessario e aggregarsi è vitale», ha sottolineato Emanuele Moraschini, presidente della Provincia, il quale ha anche annunciato che a breve la Provincia siglerà l’adesione al progetto «Hub della conoscenza». Mentre di necessità che i sindaci facciano «massa critica per essere ascoltati nelle diverse sedi» ha parlato l’assessore regionale all’Ambiente Giorgio Maione. Ma in che modo questo è possibile? Una «ricetta» l’ha fornita Michele Benedetti, direttore scientifico dell’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano: snocciolando numeri e dati, ha indicato come il Pnrr rappresenti «un’opportunità per ridurre il divario delle infrastrutture digitali nel nostro Paese e nella Pubblica amministrazione in particolare».
Ma perché questo si traduca in competitività del territorio, occorre «fare economie di scala e investire sul capitale umano affinché non si vada incontro alla desertificazione dei territori, soprattutto dei giovani e delle imprese», ha sottolineato Giuliano Noci, prorettore del Politecnico e deus ex machina, insieme ad Angelo Baronio, dell’Hub della conoscenza.
Per i giovani
Già, i giovani. Come poterli coinvolgere e attrarre per impiegarli nel pubblico impegno? Una risposta è giunta dalla voce di Iman e Luca, alunni dell’istituto «Capirola» di Leno, rappresentato dal dirigente scolastico Gianmarco Martelloni: «Occorre pensare a un contesto lavorativo reattivo e dinamico, che offra stimoli per noi giovani, in grado di sfruttare i vantaggi portati dalla digitalizzazione».
Ecco allora che una soluzione è stata prospettata da Giovanni Vetritto: «L’Unione dei Comuni può rappresentare uno strumento per efficientare le macchine amministrative, condividendo risorse umane e strumentali», ha chiosato il direttore generale della Presidenza del Consiglio dei ministri. E l’esperienza virtuosa dell’Unione della Romagna faentina è stata raccontata da Paolo Ravaioli, coordinatore dell’Unione avvenuta tra sei Comuni emiliani dodici anni fa. Il confronto. Un modello replicabile anche nella Bassa?
Se lo sono chiesto i sei sindaci (Cristina Tedaldi di Leno, oltre che presidente dell’Associazione Comuni bresciani; Giampietro Maffoni, Orzinuovi; Marco Togni, Montichiari; Tiziana Panigara, Gambara; Giovanni Benzoni, Corzano; Marco Scartapacchio, Cigole) che si sono confrontati nella tavola rotonda. Tutti concordi nel ritenere che «un’aggregazione tra Comuni per offrire servizi di qualità ai cittadini è improcrastinabile». Se non ora, quando?
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