Gussalli Beretta scrive all'Europa: «Non consegniamo l’automotive alla Cina»
Salvare il comparto dell’auto europeo «whatever it takes». Perché in Europa sono a rischio migliaia di posti di lavoro, ma soprattutto rischiamo di «consegnare l’intera industria automobilistica nelle mani della Cina».
La celebre frase di Draghi potrebbe essere presa in prestito per descrivere lo stato d’animo del presidente di Confindustria Brescia, Franco Gussalli Beretta (e di tutti gli imprenditori dell’automotive bresciano), che ieri ha preso carta e penna ed ha inviato una missiva agli europarlamentari lombardi alla viglia dell’importante voto sul pacchetto «Fit for 55».
Tra oggi e domani infatti la plenaria del Parlamento Europeo riunita a Strasburgo voterà la sua posizione negoziale su otto dossier del pacchetto «Fit for 55». Tra questi anche quello che rivede gli standard in materia di emissioni di CO2 per i veicoli nuovi.
Lo stop e le aperture
Il testo che sarà votato in aula prevede lo stop alla vendita di auto e furgoni con motore a carburanti fossili (benzina, diesel e gpl) dal 2035. Difficile fare previsioni sul voto, i giochi sono ancora aperti. Sono possibili emendamenti per abbassare il taglio delle emissioni auto che lascerebbe una finestra aperta alle tecnologie alternative all’elettrico. Brescia segue l’evoluzione del voto con estrema attenzione e preoccupazione. Il comparto conta nella nostra provincia 167 aziende e più di 18mila dipendenti.
«Non siamo contro gli obiettivi di abbattimento delle emissioni che l’Unione Europea intende perseguire attraverso Fit for 55 - precisa il presidente Gussalli Beretta -. Da sempre siamo impegnati nella sensibilizzazione e nella promozione dell’ambiente e della sua sostenibilità. Questo però non ci esime dal sottolineare che l’adozione del provvedimento nella tempistica e nei modi, comporterà un trauma difficilmente sanabile in futuro».
Per gli imprenditori virare la mobilità verso la tecnologia elettrica entro il 2035, pone prima di tutto un enorme problema energetico, l’energia prodotta con fonti rinnovabili non supera oggi il 36%. Ma non solo «il rischio è quello di consegnare l'intera industria automobilistica europea nelle mani della Cina, Paese dove questa tecnologia è indiscutibilmente più evoluta e sostenuta dalla disponibilità di materie prime necessarie, di cui l’intera Europa non dispone».
Oltre il danno la beffa: la Cina, Paese che ha tecnologia e materie prime e che ha avviato la produzione di energia con il carbone, dimostrando nessun interesse per l’ambiente. «Per queste evidenti e tangibili motivazioni, ci appelliamo al vostro senso di responsabilità - scrive Gussalli Beretta agli europarlamentari -: fatevi interpreti in Parlamento EU, anche nei confronti dei vostri colleghi, delle nostre istanze». «Siamo consapevoli rispetto agli obiettivi di Fit for 55 - continua -. Ma bisogna adottare un orizzonte temporale più lontano: non il 2035».
Neutralità tecnologica
C’è un altro tema sul quale il presidente insiste ed è quello della neutralità tecnologica. «Chiediamo che il Parlamento Europeo la riconosca come via maestra per il pieno raggiungimento degli obiettivi ambientali posti dal Fit for 55 - si legge nella lettera inviata dal presidente -, adottando un approccio aperto alle diverse soluzioni tecnologiche, specialmente quelle immediatamente disponibili come i biocarburanti ed utilizzando l'intero ciclo di vita delle emissioni (life-cycle-assessment) come parametro di calcolo».
La storia, anche recente, insegna che la ricerca può aprire nuove strade e opzioni tecnologiche per raggiungere gli obiettivi ambientali. «Ne è testimonianza quanto abbiamo vissuto negli ultimi due anni, per debellare la pandemia - spiega Gussalli Beretta -: dato l'obiettivo di sconfiggere il Covid, la ricerca si è mossa esaminando e testando più tecnologie, due sopra tutte: mRna e vettore virale. Si è raggiunto il risultato positivo che è sotto gli occhi di tutti: si è ottenuta un'accelerazione inaspettata nella formulazione di più vaccini e, soprattutto, si è assicurata alla popolazione la quanto mai auspicata protezione sanitaria dal Covid».
Infine il tema della gestione del parco autoveicoli usati. «Una questione planetaria, dal momento che è impensabile ipotizzare una totale rottamazione delle auto che, invece, vedranno il loro riciclo nei Paesi meno evoluti, continuando a circolare ed impattare con le loro emissioni».
Il voto di domani a Strasburgo, conclude il presidente, «sarà la cartina di tornasole che dirà se l’Europa è effettivamente a favore di un futuro sostenibile ovvero se traguarda solo a posizioni ideologiche che rischiano di accentuare il divario tra i cittadini europei e le loro istituzioni».
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