Economia

Gussalli Beretta, 9 mosse contro la crisi: la lettera ai ministri

Sostegni, siderurgia e lavoro: il presidente di Confindustria Brescia ha scritto ad Andrea Orlando e Giancarlo Giorgetti
LE PREOCCUPAZIONI DI CONFINDUSTRIA
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Nella nostra provincia si produce l’85% dell’ottone e del bronzo italiani. Brescia è anche il secondo distretto nazionale dell’automotive, con 250 imprese attive e un volume d’affari stimato in 6,5 miliardi di euro. Non è finita qui: lo scorso anno il «made in Brescia» ha generato verso l’estero un business vicino ai 19 miliardi di euro. Oggi, inoltre, ribadiscono dalla sede locale di Confindustria, il nostro territorio rappresenta la seconda realtà nazionale per saldo commerciale manifatturiero, con 8,1 miliardi di euro, pari all’8,3% del totale Paese.

Per tutta questa serie di motivi, ma non solo, Brescia non può (e non sa) subire passivamente i pesanti effetti della guerra in Ucraina. «Siamo consapevoli della drammaticità della situazione che stiamo vivendo - ha detto fin dall’inizio del conflitto il presidente degli industriali bresciani, Franco Gussalli Beretta -. Purtroppo, però, le conseguenze non riguardano solo l’ambito umanitario: con gli attuali costi dell’energia è a rischio la produzione del nostro Paese, e di conseguenza numerosi posti di lavoro».

Di fronte a uno scenario sempre più critico, di conseguenza, ieri il leader di Confindustria Brescia ha inviato ai ministri del Lavoro Andrea Orlando e dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti una lettera con alcune proposte, formulate insieme ai colleghi imprenditori, volte appunto a limitare le ripercussioni economiche scatenate dall’invasione russa in Ucraina.

I nove punti

Sono nove i punti principali della missiva recapitata ai due ministri. Innanzitutto Beretta sollecita «un intervento dell’Unità di crisi voluta dal Ministero dello Sviluppo Economico per monitorare e valutare i contraccolpi della crisi russo-ucraina sulle filiere e sui prezzi delle materie prime». Un’azione che secondo Confindustria Brescia contempla inevitabilmente anche «un intervento tempestivo a tutela del sistema industriale, assumendo decisioni a sostegno della manifattura locale». In aggiunta Beretta guarda alla tutela del nostro comparto siderurgico e sprona il governo a «limitare o bloccare l’uscita del rottame di ferro nazionale, in quanto materiale strategico comparabile all’energia e insostituibile per la produzione di acciaio (in decarbonizzazione)». Parallelamente l’imprenditore raccomanda a Orlando e Giorgetti di determinare le modalità «per importare ghisa, hbi, rottame, ferroleghe, antracite e altri materiali da Russia e Ucraina». Materiale di cui l’industria bresciana non può fare a meno.

I rischi per l’occupazione

Per ultimo, ma non certo per importanza, nella lettera di Confindustria Brescia è dedicato tutto un paragrafo alla salvaguardia del lavoro. Tema molto sentito nella nostra provincia, anche perché secondo gli ultimi dati dell’Istat, nel 2021 sono aumentati gli occupati a Brescia (542mila addetti contro i 533mila dell’anno precedente), ma la differenza con il periodo pre pandemia, nonostante l’ottima reazione del nostro sistema produttivo, non è stata ancora colmata. Ebbene, Franco Gussalli Beretta avanza in primis la richiesta «di una formale apertura sulla causale per l’utilizzo degli ammortizzatori oggi disponibili, che consenta alle aziende di motivarne l’utilizzo a seguito degli effetti derivanti dalla crisi russo-ucraina».

Nello specifico, gli industriali bresciani invocano l’«attivazione della cassa integrazione ordinaria sul modello di quanto già avvenuto con il Covid-19», che secondo il loro punto di vista «consentirebbe di incidere sia su aspetti procedurali che sostanziali». Non solo: «A tale ammortizzatore - puntualizzano dalla sede di via Cefalonia - dovrebbero poter accedere le imprese che non riescono a far fronte agli attuali costi legati agli aumenti energetici». Beretta chiede inoltre che «la nuova cassa non sia assoggettata a contributo addizionale e non venga computata ai fini del raggiungimento dei limiti di utilizzo degli ammortizzatori sociali» e per quelle aziende che hanno già iniziato a utilizzare ammortizzatori ordinari, quali appunto la Cig oppure il Contratto di solidarietà, «sia previsto il passaggio automatico alla nuova cassa semplificata».

Infine, il presidente di Confindustria, spalleggiando «le aziende che dimostrino di lavorare con i mercati russi e che inevitabilmente necessiteranno di più tempo per riposizionarsi sui mercati», propone «dodici mesi di cassa integrazione straordinaria, anch’essi esenti dal computo del limite complessivo di durata degli ammortizzatori sociali».

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