Guerra, lockdown e inflazione: lo spettro recessione deprime i listini
Gli indicatori congiunturali confermano l’indebolimento della crescita globale per effetto di concause che prospettano ulteriori peggioramenti: mentre il conflitto russo-ucraino esaspera i rincari dell'energia e delle commodity, la recrudescenza pandemica in Cina, con i conseguenti nuovi lockdown, esacerba lo sfilacciamento delle catene internazionali di fornitura. Gli effetti inflattivi, ormai strutturali, pesano in misura crescente su costi e investimenti delle imprese manifatturiere, sempre più a corto di fiducia, e sulla spesa delle famiglie.
Come stanno andando le Borse
Lo scenario dominato dallo spauracchio della recessione deprime i listini: l’indice borsistico mondiale archivia il primo quadrimestre in flessione con Wall Street (-9,2%) zavorrata dai titoli tecnologici (Nasdaq -21,2%). I mercati europei (Eurostoxx -11,7%, Milano -11,4%) soffrono non solo l’incombente stagflazione, ma anche la prossimità agli eventi bellici e alle insicurezze che ne derivano.
Nonostante le allarmanti prospettive le piazze azionarie non sprofondano grazie al sostegno offerto dalle utility, dagli energetici, dai minerari e dai farmaceutici. Stretto nella morsa tra inflazione crescente e processi di normalizzazione delle politiche monetarie, il mercato obbligazionario registra deflussi record nell’attesa che l’ulteriore escalation dei prezzi e il conseguente inasprimento delle manovre adottate dalle banche centrali possano assicurare rendimenti in aumento ai titoli di nuova emissione.
Le valute
Le aspettative di un aggressivo piano restrittivo da parte della Federal Reserve sta generando il graduale ampliamento del differenziale tra i rendimenti dei bond statunitensi ed europei: un fenomeno che orienta i capitali verso il biglietto verde, rafforzandolo verso le principali valute (Dollar Index +7,8% nel 2022). L’euro debole (-6,3%) favorisce l’export europeo, ma la sua svalutazione è destinata ad acutizzare il problema dell’inflazione.
La materie prime
Nel primo terzo dell’anno i prezzi delle materie prime si sono mantenuti al rialzo: guida gli incrementi il paniere delle commodity energetiche (+49,8%) seguito dai sottoinsiemi cerealicolo (+33,5%) e dei metalli (+9,2%), quest’ultimo peraltro in ridimensionamento dopo i picchi di marzo (vedi grafico a fianco). Se le quotazioni dei prodotti energetici e dei non ferrosi lasciano presagire la persistenza della tendenza rialzista di fondo avviatasi nel 2020, d’altra parte emergono segnali di frenata delle attività industriali mondiali che potrebbero innescare storni temporanei anche corposi. Flessioni a cui potrebbero concorrere gli aumenti dei costi di trasporto e dei noli marittimi conseguenti alla crisi energetica e al caotico blocco del porto di Shanghai, che già sta incidendo negativamente sull’efficienza logistica planetaria.
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