Gran San Bernardo: c'è lo «zampino» di Bosetti e Bertazzoli
C’è anche lo «zampino» di due imprese bresciane nella realizzazione della galleria di sicurezza e soccorso (la «famosa» GSS) che corre lungo il traforo del Gran San Bernardo. Iniziata nel 2009, dopo che il terribile incidente del 1999 all’interno del tunnel del Monte Bianco aveva sollevato il velo sulla necessità di dotare i trafori montani alpini di adeguate gallerie di servizio utilizzabili in caso di incidente, la Gss del Gran San Bernardo ha subito uno stop di vari anni a causa di un contenzioso con la società appaltatrice, per poi essere riavviata nel 2014: tra le ditte incaricate di realizzare il lotto 1B, finito a dicembre 2018, c’erano proprio la Bosetti di Roè Volciano e la Emanuele Bertazzoli Manufatti di Calvisano, due piccole imprese a carattere familiare (12 dipendenti la prima, poco più della metà la seconda) che l’hanno spuntata sulla concorrenza svizzera, tedesca e francese grazie alla loro professionalità e precisione.
La Gss. La costruzione della Gss del Gran San Bernardo (collegata alla galleria esistente ogni 240 metri da 23 cunicoli) è strutturata in 4 lotti: la committenza dell’1A era in capo al Concessionario italiano del Traforo (Sitrasb SpA), mentre quella dell’1B, che riguarda esclusivamente la posa della pavimentazione, era in capo alla svizzera Weibel SA che l’ha concepita come una serie di cunicoli prefabbricati da posare nel tubo già eseguito per creare il piano viabile e consentire il futuro passaggio di un oleodotto che attualmente passa, inertizzato, nel traforo stesso. I lotti 3 e 4 sono ancora in esecuzione mentre il 2 non è ancora partito.
Il contributo bresciano. Ebbene, proprio le due imprese bresciane, entrambe specializzate in prefabbricati in cemento (la Bosetti essenzialmente per cantieri stradali, ferroviari e industriali e la Bertazzoli per l’agricoltura e la zootecnia), hanno avuto la meglio sulla concorrenza grazie alla fiducia suscitata nella committenza e alla precisione del prefabbricato progettato. «Ci veniva chiesta una precisione enorme, intorno ai 2 millimetri, un parametro più della meccanica che dell’edilizia», raccontano i titolari Dario Bosetti e Andrea Bertazzoli, che alla commessa (all’incirca di 2 milioni di euro) hanno lavorato in tandem. Ed alla fine ce l’hanno fatta. Il lavoro. Dopo aver «pedinato», come dicono loro, i tecnici della Weibel per almeno 4 mesi, hanno messo a punto negli stabilimenti bresciani i circa 13mila metri di canali (la Bertazzoli) e coperchi (la Bosetti), poi trasportati in coppia (vale a dire abbinati) alla committente svizzera. L’impegno maggiore, però, a detta degli imprenditori bresciani è stato quello legato alla logistica (per trasportare i prefabbricati ci sono voluti 280 viaggi) ed alla rigidità della tempistica.
«Le penali per ogni giorni di ritardo nella consegna erano altissime, oltre i 5mila euro, ma fortunatamente tutto è andato liscio e siamo riusciti a non pagarne nessuna, consegnando entro i termini ed incassando l’apprezzamento della Weibel, che ci ha trattati più come dei veri e proprio partner che come dei semplici fornitori», raccontano Bosetti e Bertazzoli che assicurano: il gioco è valso la candela. «L’impresa è stata impegnativa - dicono - ma la rifaremmo altre 100 volte, perché la soddisfazione è stata davvero grande ed i margini molto interessanti».
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