Economia

Gozzi: «Via dal gas russo e ripensiamo al nucleare»

Il presidente di Federacciai al convegno Siderweb
Antonio Gozzi, presidente di Federacciai
Antonio Gozzi, presidente di Federacciai
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La prima uscita pubblica di Antonio Gozzi dopo la seconda elezione a presidente di Federacciai – il primo mandato era stato nel periodo 2012-2018 – l’ha fatta a Corte Franca ospite «online» del convegno «Materie prime tra sostenibilità e mercato» organizzato da Siderweb.

Intervistato dal giornalista Lucio Dall'Angelo, il numero uno di Federacciai non ha usato mezzi termini per delineare la cura per il difficile momento economico in corso. «Servirà abbandonare il gas russo entro due anni, produrre energia con un mix di fonti tra cui il nucleare, e dotarsi di cariche metalliche per alimentare i forni elettrici in Paesi dove il gas costa meno, come Libia, Mozambico, Cipro e Israele - ha sottolineato -. Il tema della produzione delle cariche metalliche è legato all'uso più spinto dei forni elettrici, dodici volte meno inquinanti degli altoforni, di cui l'Italia è leader europeo».

«Non c'è nessun Paese al mondo che ha l'80% delle proprie produzioni di acciaio fatte da forno elettrico e quindi totalmente decarbonizzate. Siamo la più grande macchina da economia circolare d'Europa e lavoriamo affinché il rottame europeo non prenda altre strade e non vada in Paesi con regole ambientali e sociali diverse dalle nostre». Per farlo è già al lavoro un consorzio di imprese - ha spiegato - con il compito di scovare i siti idonei. Gli investimenti saranno molto onerosi, tra 600 e 700 milioni per impianto, e così la costruzione dovrà rientrare in un progetto industriale di sistema partecipato dallo Stato».

Per mettere le imprese dell'industria pesante «al sicuro almeno il 2050», l'imprenditore che sta avviando un laminatoio a San Zeno Naviglio non vede altra via se non l'uso «contemporaneo di produzioni green, come solare, eolico e idrogeno, e energie decarbonizzate, come il nucleare».

Sul valore del riciclo di rottame si sono soffermati anche Edo Ronchi, presidente della Fondazione sviluppo sostenibile, e Domenico Rinaldini di Ricrea, raccontando che «l'Italia è il paese che ricicla più rottame e quindi le produzioni hanno prospettive di competitività, sempre che il lavoro per dotarsi di tecnologie ambientali avanzate prenda corpo rapidamente». Nel lavoro per disinquinare il mondo però ci sono anche colossi come la Cina - ha ricordato Gianfranco Tosini di Siderweb «dove i meno impattanti forni elettrici sono minoranza e l'89% della produzione d'acciaio arriva da altoforni».

«Un percorso green - ha detto il presidente di Acciaierie d'Italia Franco Bernabè - è stato intrapreso all’ex-Ilva. La siderurgia contribuisce per il 5% alle emissioni di CO2 mondiali, e ha un ruolo critico nel raggiungimento di target internazionali».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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