Un bresciano ha inventato gioielli con i chip per custodire i ricordi

Flavio Archetti
Nicola Rossi realizza preziosi con all’interno tecnologie che contengono foto, video e messaggi
Come sono fatti i gioielli Rem - Foto tratta da rem-montenapoleone.com
Come sono fatti i gioielli Rem - Foto tratta da rem-montenapoleone.com
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Un gioiello «dinamico» è un prezioso «custode di ricordi», che alle emozioni classiche legate alla sua bellezza o alla sua particolarità ne aggiunge altre tecnologiche sotto forma di dediche, messaggi, foto o video. A inventarlo è stato Nicola Rossi, un imprenditore bresciano trentaduenne originario della Bassa, che gli ha costruito attorno su misura il brand Rem Montenapoleone, dove Rem sta per memoria e Montenapoleone per la prestigiosa via milanese in cui la startup ha la sua sede di rappresentanza.

L’idea è nuova e particolare. Rossi l’ha avuta quattro anni fa e da allora, sfruttando le conoscenze maturate in tre anni di lavoro in una società meneghina che commercia diamanti, gli ha dato corpo con un intenso periodo di ricerca e sviluppo. Arrivare al lancio di Rem Montenapoleone però non è stato facile.

La storia

«Volevo arrivare al risultato ad ogni costo perché credevo e credo nelle sue potenzialità – spiega il giovane imprenditore che a Brescia ha la sua sede operativa in via San Faustino, e ne ha già aggiunta una seconda a Verona –. Così non mi sono fermato davanti a nessuno degli ostacoli che ho trovato sulla mia strada e alla fine sono riuscito a concretizzare l’idea di personalizzazione del diamante. All’inizio ho provato a incidere un Qr code sulla pietra preziosa ma i problemi tecnici si sono rivelati insormontabili. Allora ho sperimentato la tecnologia Nfc (consente a due dispositivi di scambiarsi dati) e questa mi ha dato la possibilità di applicare un microchip all’interno del gioiello, quindi sopra il supporto di metallo e sotto la pietra, e il risultato è stato raggiunto».

La squadra

Il team di Rem Montenapoleone: da sinistra Peli, Rossi, Verdari e Castioni
Il team di Rem Montenapoleone: da sinistra Peli, Rossi, Verdari e Castioni

Il lavoro dello startupper, affiancato in via San Faustino dal coetaneo Alessandro Peli e dai giovanissimi Mattia Castioni (24 anni) e Umberto Verdari (18 anni), parte dallo studio delle dimensioni del gioiello richiesto (che per ragioni tecniche non può essere troppo piccolo), passa dal disegno e dalla consegna all’artigiano orafo che lo realizza, e finisce con la montatura del chip e della pietra preziosa.

Fino a oggi le linee di Rem sono tre e comprendono i bracciali per uomo e donna, e il ciondolo-collana. Le pietre usate per comporli invece sono il diamante, l’occhio di falco, la madreperla, la malachite, il lapislazzulo, l’opale rosa e il turchese. Il microchip può ospitare quattro contenuti: nome del gioiello o del destinatario del regalo, dedica, fotografia e video.

Per accedere ai ricordi digitali basta avvicinare uno smartphone al gioiello e i contenuti appaiono sul proprio telefono. Rem Montenapoleone accetta anche commesse, ma dai 10.000 pezzi in su. Nella base operativa di via San Faustino la startup è affiancata dalla società Fortitudo Finance, che si occupa del reperimento attraverso bandi di concorso di contributi a fondo perduto per le imprese, piccole, medie e grandi.

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