Gender gap, nuove regole europee per l’equità nei cda aziendali

La direttiva si rivolge alle società quotate in Ue. Obiettivi da raggiungere entro il 30 giugno 2026
La direttiva si rivolge alle società quotate - © www.giornaledibrescia.it
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Che la sostenibilità non poggi solamente sull’aspetto ambientale è un concetto ormai ben impresso in Europa. I criteri Esg sono infatti la cartina tornasole di qualsiasi progetto di transizione aziendale. Ma tre le tre componenti dell’equazione ce n’è una, quella della «g» ovvero la governance, che risulta ancora di difficile comprensione ma soprattutto complicata da applicare nella pratica. Una mano in questo senso, sebbene sarebbe meglio dire un obbligo che gli Stati saranno chiamati a imporre tramite un’apposita legge, arriva quindi da Bruxelles.

Recepimento

Sono infatti entrate in vigore a fin 2024 le nuove regole europee volte a migliorare l’equilibrio tra uomini e donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in tutti gli Stati membri dell’Unione europea.

La direttiva fissa un obiettivo per le grandi aziende pari al 40% del genere sottorappresentato tra i loro amministratori non esecutivi e al 33% tra tutti gli amministratori. Il termine per il recepimento da parte degli Stati membri è scaduto il 28 dicembre 2024 e le aziende hanno l’obbligo di raggiungere gli obiettivi prefissati dalla norma entro il 30 giugno 2026. Attualmente i Paesi devono quindi aver recepito norme relative, ad esempio, a specifiche misure vincolanti per la procedura di selezione dei membri dei consigli di amministrazione delle società, accompagnate da criteri trasparenti e neutrali rispetto al genere e all’informativa dei parametri di qualificazione su richiesta di un candidato escluso.

«L’equilibrio tra uomini e donne è una questione di equità per tutti e le pari opportunità devono essere garantite in tutti gli aspetti della vita - ha dichiarato la commissaria per l’Uguaglianza Jadja Lahbib -. Questa direttiva costituisce un passo importante: le regole libereranno l’incredibile potenziale delle donne per guidare la nostra crescita e innovazione. Insieme possiamo rompere il soffitto di vetro».

Dieci anni

È del novembre 2012 la prima proposta della Commissione della direttiva sull’equilibrio di genere nei cda. Dopo ben dieci anni di discussioni, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico nel giugno 2022. L’esecutivo europeo controllerà ora le notifiche degli Stati membri relative alle loro misure di recepimento e garantirà che tali misure recepiscano correttamente le disposizioni della legge.

Retribuzioni

Tale intervento normativo si inserisce in un contesto lavorativo dove il gender gap pesa ancora anche sul fronte delle retribuzioni. SecondoEurostat nel 2022 in Europa il salario orario medio femminile è stato inferiore del 12,7% rispetto a quello maschile. Il Paese che registra la percentuale più alta è l’Estonia, dove il divario retributivo di genere si assesta al 21,3%. Seguono Austria (18,4%), Repubblica Ceca (17,9%) e Germania (17,7%). A registrare i valori minori sono invece Belgio (5,0%), Romania (4,5%).

Positivo il dato italiano, dove differenziale retributivo di genere medio in Italia è pari al 5,6% (fonte Istat), malissimo invece quello Bresciano. In provincia la media delle retribuzioni annue dei lavoratori maschi bresciani, dipendenti e indipendenti, nel 2023, supera di 9.527 euro quella delle lavoratrici, con uno scarto percentuale del 36%.

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