Economia

Gaeti, l'arredatore «re» dei falconieri

A Botticino c'è uno dei più importanti allevamenti di rapaci. Il costo di un esemplare è di 1.500 euro.
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In pochi sanno che il più importante allevamento di falchi d'Europa è bresciano. Si, falchi: i temibili uccelli predatori utilizzati anticamente nella caccia. A svolgere la sua attività di allevamento di riproduttori a Botticino da almeno 10 anni è Franco Gaeti che ha trasformato la sua più grande passione, dopo quella lavorativa dell'architettura (è titolare del famoso negozio di mobili in città), in un vero lavoro. E oggi - con le sue 25 coppie di falchi «lanari» - è uno dei quattro più importanti allevatori italiani di falchi in cattività e tra i più noti dell'Unione Europea.

Un'attività economica insolita che fa leva su una sua passione che risale ad una ventina di anni fa quando ha avuto la possibilità di avere a disposizione un falco astore. Successivamente Gaeti ha acquistato una cascina a Botticino e ha deciso di diventare imprenditore agricolo e di allevare in cattività i falchi. Nelle voliere la femmina depone circa 8-10 uova, a nascere non sono più di 4 falchetti. Le uova vengono deposte ai primi di aprile e si schiudono dopo un mese. In una quarantina di giorni i piccoli sono già in grado di volare e diventano indipendenti in un paio di mesi.

Dopo un anno sono pronti per essere venduti ad un prezzo minimo che va dai 1.000 ai 1.500 euro. Di fatto i conti tornano, non c'è che dire. Tanto più che il mercato di questi volatili è in espansione poiché gli appassionati di falchi sono in aumento, anche per il numero infinito di utilizzi che se ne possono fare.

Infatti il falco oltre che un rapace da «compagnia» viene utilizzato contro l'invasione di corvi, di piccioni e soprattutto si sono rivelati di straordinaria importanza negli aeroporti per liberare le piste dagli uccelli. Ha dimensioni piccole e può svolgere una funzione di dissuasore naturale essendo un predatore decisamente temibile. Anche perché il falco lanario adulto pesa mezzo chilo mentre le femmine arrivano anche al chilo.

Sono uccelli che volano anche a 500 metri di altezza e in picchiata sulla preda sfiorano i 300 chilometri orari. Si tratta di una specie che allo stato selvatico è diffusa in Sicilia ed in generale in tutto il meridione, mentre da noi la si può trovare nel periodo di migrazione che va da settembre a marzo. «Quando lo si addestra e lo si libera per il volo - spiega Gaeti - ci può essere anche il rischio, seppure remoto, che non torni. Questo succede se viene spaventato magari da altri rapaci; però di norma i falchi non hanno il desiderio di andarsene e comunque è buona norma addestrarli per riconoscere il logoro, un simulacro d'uccello che viene roteato in aria e consente di richiamare il rapace in volo libero anche da distanze grandissime. Il falco ti segue, perché ne trae un vantaggio addentando un piccolo pezzo di carne che è il premio finale per la sua attività».

Per diventare falconiere occorre almeno un anno di apprendistato presso un esperto, tanta passione e molta pazienza perché all'inizio non è facile instaurare un rapporto di fiducia con il falco. Occorre tempo. «La bellezza dell'attività di falconeria - evidenzia Gaeti che condivide la sua passione con la moglie Simona, con la quale aprirà presto una fattoria didattica - sta nel rapporto che si crea con il falco, che non viene umanizzato, perché rimarrà sempre un rapace, ma con cui si diventa complici, stante anche la spiccata intelligenza». Parola di falconiere.

Valerio Pozzi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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