Frena la meccanica bresciana ma la bolletta per l'industria è meno salata
La meccanica di Brescia, seconda provincia italiana per rilevanza (dopo Torino) con circa 104 mila addetti, fatica. Le imprese hanno infatti vissuto nel terzo trimestre del 2023 un andamento negativo, in sostanziale continuità con quanto rilevato nel periodo precedente: nel dettaglio, la meccanica ha segnato una flessione dello 0,8% rispetto all’analogo periodo del 2022, mentre la metallurgia ha registrato una contrazione relativamente più contenuta (-0,5%).
A evidenziarlo è la più recente edizione dell’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia su un panel di aziende associate.
La dinamica negativa tra luglio e sttembre è giustificata, in particolare, dall’inasprimento delle condizioni operative delle imprese, su cui pesa la prosecuzione della fase di debolezza del contesto macroeconomico generale, che si traduce, come sarà evidenziato di seguito, in una nuova rarefazione della domanda. Le previsioni per gli ultimi tre mesi dell’anno non sono positive: il saldo netto tra le aziende che si attendono un incremento dei volumi prodotti e quelle che invece prospettano una contrazione dell’attività è infatti negativo: -15% nella meccanica e -46% nella metallurgia.
Sempre nel 3° trimestre dell’anno, la domanda insufficiente viene indicata come il principale fattore che limita la produzione: tale elemento di criticità è stato denunciato dal 44% delle aziende meccaniche e dal 48% di quelle metallurgiche. Si tratta di numeri che non si rilevavano dal 2020, da quando il sistema economico locale stava affrontando le criticità legate al Covid-19.
Energia
In tale contesto va ricordato poi come nel corso del 2023 sia, almeno in parte, rientrata l’emergenza sul fronte dei costi degli input energetici che aveva caratterizzato il 2022.
Secondo le prime (e ancora provvisorie) proiezioni realizzate dal Centro Studi di Confindustria Brescia, quest’anno la bolletta per l’energia elettrica che graverà sull’industria metalmeccanica si attesterà a 867 milioni di euro, in forte ridimensionamento (-57%) da quanto sperimentato nel 2022 (2.036 milioni), ma su livelli ancora non paragonabili rispetto al 2019 (351 milioni, +147%), tutto ciò nonostante gli ingenti sforzi compiuti dal settore produttivo locale sul versante del risparmio e dell’efficientamento energetico.
Cassa integrazione
Le difficoltà di questi mesi stanno provocando un incremento del ricorso alla Cassa integrazione guadagni (Cig) da parte delle imprese metalmeccaniche bresciane: le ore autorizzate fra gennaio e ottobre del 2023 sono infatti cresciute del 66% rispetto all’analogo periodo 2022, passando da 7,3 milioni a 12,2 milioni. In particolare, la componente ordinaria è aumentata del 107% (da 4,2 a 8,8 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha evidenziato un aumento più contenuto (+11%, da 3,1 a 3,5 milioni di ore).
Il confronto con il 2019 mostra una crescita del 210% (sintesi di un +449% della Cigo e di un +48% della Cigs). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che nei primi dieci mesi del 2023 le unità di lavoro annue (Ula) potenzialmente coinvolte dalla Cig siano circa 2.200, contro le 1.200 del 2022 e le 1.000 del 2019.
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