Fonderie Glisenti: impronta di carbonio da fare invidia e utile a 12,6 milioni
Calcolare e ridurre l’impronta di carbonio di una fonderia non è impresa di poco conto: significa passare al setaccio l’intero processo produttivo - operazione dopo operazione, emissione dopo emissione - per individuare i possibili «tagli». Il lavoro fatto nel 2022 alla Fonderie Guido Glisenti è stato importante. Ed i risultati promettenti. «Abbiamo provveduto a calcolare tra tutte le performance Esg, il nostro carbon footprint - spiega il presidente Roberto Dalla Bona - che è risultato essere già oggi inferiore del 28% rispetto alla media del settore fonderie italiane. Così come abbiamo definito il product environmental footprint, cioè abbiamo dato un numero al nostro impatto ambientale: partiremo da questi valori per concentrare i nostri sforzi».
La fonderia di Villa Carcina ha pubblicato il suo primo Rapporto di Sostenibilità. «Crediamo molto nella funzione sociale dell’impresa e nella centralità del nostro ruolo nel processo di transizione ecologica - spiega Dalla Bona -. Come azienda fortemente energivora abbiamo il dovere di ridurre il nostro impatto ambientale in termini di emissioni di gas e migliorare l’efficienza energetica aumentando la circolarità del processo».
Il bilancio
Il 2022 si è chiuso con risultati record sotto il profilo economico. Il bilancio, insieme alla Glisenti, consolida i risultati della Lead Time spa di Caldarolo, in provincia di Mecerata, dal 2018 controllata al 100%. Nel 2022 il fatturato consolidato ha fatto un balzo del 32% a 144 milioni di euro (era 109 milioni nel 2021). «Il primo trimestre ha goduto di un aumento significativo dei prezzi di vendita dovuti all’aumento del costo delle materie prime, con conseguente forte rivalutazione del magazzino esistente - spiega Dalla Bona -. Sul fronte energetico, c’è stato un incredibile rally del prezzo del gas: da fine estate 2021 a fine 2022 i prezzi dell’energia sono dapprima quintuplicati per poi assestarsi sul doppio rispetto a luglio 2021. Siamo riusciti a restare competitivi sul mercato».
Il margine operativo lordo è salito del 45% passando da 7,9 milioni a 12,2 milioni; l’esercizio si è chiuso con un utile netto di gruppo di 12,6 milioni (era di 1,7 milioni) dopo aver spesato ammortamenti per 5,6 milioni e imposte per 1,4 milioni. Il gruppo si presenta solido con il patrimonio netto che finanzia l’80% del capitale netto investito; migliora la posizione finanziaria netta (da 7,9 milioni a 7,4 milioni). Gli investimenti - 2 milioni - hanno riguardato l’efficientamento energetico e una nuova cella robotizzata per sbavatura dei getti. Le previsioni per il 2023 sono buone, con un carico di lavoro stabile.
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