Fonderie Ariotti: «Con i costi alti saltata la commessa per l’Inghilterra»

Angela Dessì
Roberto Ariotti: «I nostri prezzi sono risultati insostenibili rispetto a quelli proposti dai cinesi»
Una colata nelle Fonderie Ariotti di Adro - © www.giornaledibrescia.it
Una colata nelle Fonderie Ariotti di Adro - © www.giornaledibrescia.it
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La preoccupazione è tanta, anche perché a pagare sulla propria pelle il prezzo degli aumenti energetici sono proprio loro, le imprese. Lo sa bene Roberto Ariotti, alla guida dell’omonima fonderia di Adro, che negli ultimi anni ha perso importanti commesse proprio per effetto dei rincari sul costo dell’energia.

Gli altri Paesi

«Dopo i prezzi pazzeschi che abbiamo registrato a ridosso dello scoppio della guerra russo-ucraina ci siamo un po’ assuefatti ad una situazione di riduzione rispetto al picco folle raggiunto in quel periodo, ma non possiamo non vedere che i prezzi sono rimasti comunque il doppio di quelli che registravamo sino a 3 anni fa, e sono sistematicamente di un 30% al di sopra di quelli tedeschi e di un 50% su quelli francesi, con uno svantaggio intollerabile non solo nella competizione con i Paesi low cost ma anche con gli stessi competitor europei», dettaglia il presidente.

«In questi ultimi due anni abbiamo perso un’importante commessa per una miniera in Inghilterra – sottolinea –, saltata perché i nostri prezzi sono risultati insostenibili rispetto a quelli proposti dai cinesi, ed ora ne abbiamo un’altra, questa volta per un impianto di produzione di energia dalle maree per cliente francese, che rischia di fare la stessa fine per le medesime ragioni».

Le rinnovabili

Un problema che, per aziende che realizzano oltre il 50% del loro business oltre confine, non è certo da poco. Anche l’investimento in energie rinnovabili, che le Fonderie Ariotti stanno portando avanti da tempo, non basta a sanare il gap.

«Anche qui fare di più, sia in termini di sostegno che di modalità e velocità di accesso agli allacciamenti», continua Ariotti che indugia anche sulla necessità di effettuare il disallineamento dei prezzi del gas. «A cascata, si inserisce in questo quadro anche il problema degli stipendi – tira corto –: se le marginalità sono sempre più risicate per effetto di costi eccessivi, diventa difficile alzare le buste paga dei lavoratori».

Infine, Ariotti indugia su una riflessione di carattere più ampio. «È vero che in Italia abbiamo aziende molto qualificate alle quali viene data fiducia, ma non si vive solo di Ferrari e Maserati: al sistema economico servono anche le vendite di massa, e qui gli ordini nell’ultimo semestre stanno vivendo una vera stagnazione per la quale bisogna lavorare invertendo la tendenza». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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