Economia

Fonderie: 3 ragioni per dire che il 2017 sarà l'anno della svolta

Le aziende bresciane del comparto diventano più competitive: centrale la riforma sui tagli ai costi dell’energia
FONDERIE, ANNO POSITIVO
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Ci sono tre buone ragioni che fanno pensare al 2017 come l’anno di svolta per il comparto bresciano delle fonderie. Il «gap competitivo», sui concorrenti tedeschi e del Nord Europa, per la prima volta si va affievolendo, alcune zavorre sulle spalle delle nostre imprese sono diventate meno pesanti.

«Dalla nostra parte non c’è solo una congiuntura favorevole - spiega il presidente di Assofond, Roberto Ariotti -. La Germania ha registrato incrementi dei salari superiori a quelli italiani; poi ci sono i benefici derivanti dal disegno di legge sui costi elettrici per l’industria energivora, una riforma che finalmente ci ha avvicinato sotto il profilo delle tariffe ai nostri concorrenti europei; infine non dimentichiamo la facilità di accesso al credito, con tassi e condizioni che sono anche in questo caso tornati in linea con gli altri Paesi europei».

Comparto strategico. Quello delle fonderie è un comparto strategico della manifattura. A livello nazionale il settore conta circa 1.100 aziende, con fatturato che sfiora i 7 miliardi e una produzione di 2 milioni di tonnellate (il 13% dei volumi europei). Nel Bresciano è concentrato quasi il 25% delle fonderie italiane, in particolare si producono getti in alluminio e ghisa, poco presente la produzione di getti di acciaio.

Il 2016 si è chiuso con una moderata crescita del settore, buone performance si sono registrate per le aziende legate all’automotive. Secondo i dati forniti da Assofond la crescita media dei volumi è stata del 2,8%, stabile il fatturato. Diversa la dinamica dei singoli comparti: la produzione di getti ferrosi cresce moderatamente (+1,9%), mentre cala il fatturato (-6,9% ); per i getti non ferrosi l’ascesa dei volumi (+3,8%) è in linea con la progressione dei ricavi, +3,6%. Sul fronte export crescono a due cifre le vendite dei non ferrosi, +20% in volume e +10% in valore. Il 2017 conferma le ottime performance per le fonderie legate al settore automotive, ma anche un portafoglio ordini in crescita negli altri comparti, indice della ripresa produttiva che sta vivendo il Paese. 

I bresciani. Le aziende della nostra provincia sono in linea con l’andamento nazionale. Sostanzialmente stabili i ricavi di Fonderie Ariotti spa, realtà specializzata nella produzione di getti per l’«oil&gas», il minerario, settore agricolo. Il gruppo, presieduto da Roberto Ariotti ha chiuso il 2016 con un fatturato di 25 milioni (il dato non comprende le attività della Ariotti Fonderia srl che concentra le attività di fonderia e lavora esclusivamente per la Spa); il margine operativo lordo è stato pari a 1,5 (era di 669mila euro nel 2015); l’utile netto è stato di 203mila euro dopo ammortamenti per 1,7 milioni. Da segnalare il buon avviamento delle attività della Fonderia Anselmi di Camposanpiero in provincia di Padova, una delle più grandi realtà del settore, dichiarata fallita lo scorso 24 gennaio e acquisita dalla famiglia Ariotti in joint venture siglata dagli Ariotti con Vdp Fonderia.

«La produzione è iniziata da qualche settimana, è presto per fare un bilancio - spiega Roberto Ariotti -. Tutto sta andando come nelle previsioni senza nessun intoppo. Nei prossimi giorni verrà definito nei dettagli il piano industriale». L’operazione, del valore di circa 1,5 milioni di euro, è stata perfezionata attraverso la società veicolo Anselmi casting, partecipata dalle due realtà con l’obiettivo dichiarato è realizzare «un campione nazionale di taglia europea».

Ghial utile a 6,7 milioni. Ottima la performance del gruppo Ghial spa che ha chiuso il 2016 con un utile netto di 6,7 milioni (4,9 milioni nel 2015). I ricavi sono passati da 87,2 a 89,8 milioni, mentre i costi complessivi diminuiscono da 81 a 79 milioni. Il gruppo guidato da Elio Ghidoni è specializzato in pressofusioni di alluminio e controlla la Ghial-Vrm (di Zola Pedrosa, Bologna) e la Betelli Lavorazioni Meccaniche (Osio Sopra, Bergamo). 

Pressofusioni Sebine. Impennata dell’utile anche per Pressofusioni Sebine di Artogne. Il reddito netto della società guidata da Ettore Bresciani passa da 1,3 a 2,2 milioni di euro. L’azienda nata nel 1966 è specializzata in getti non ferrosi per il settore automotive, il settore elettrodomestici ed il settore medicale. Ha chiuso l’esercizio con ricavi pari a 51,2 milioni (erano 48,6 milioni) ed un Mol di 3,7. 
Montini spa. Fatturato in calo per la Montini spa. La società guidata da Luigi Regali con stabilimenti a Roncadelle e Travagliato opera in due settori: sistemi di chiusura (tombini e caditoie) in ghisa lamellare e ghisa sferoidale; e getti grezzi per lavorazione di dischi freno e volani. I ricavi netti sono passati da 36 a 33 milioni di euro; il Mol passa da 2,7 milioni a 1,3 milioni; l’esercizio si chiude con un risultato negativo per 2,1 milioni. Nel 2016 l’azienda ha continuato il piano di efficientamento e varato un piano industriale che prevede per Roncadelle un progressivo ritorno dei ricavi al livello del 2015.

Torbole e Glisenti. Il consigliere delegato Enrico Frigerio ha presentato nei giorni scorsi il bilancio della nuova Ef Group, holding che raggruppa i risultati di 4 distinte società: la Fonderia, EF Automotive (lavorazione meccanica e verniciatura, insieme valgono 95 milioni di ricavi), la cuneese Fond Stamp; e Pilenga Baldassarre Foundry srl di Lallio, provincia di Bergamo. I ricavi consolidati del gruppo sono pari a 138,8 milioni; l’Ebitda è di 27,3 milioni; mentre l’utile netto è di 12 milioni. La storica Fonderie Glisenti (160 anni) ha visto nel 2016 i ricavi flettere del 3,3% (da 45, a 43,9 milioni di euro) a fronte di una crescita dei volumi del 2,7%. Il conto economico si è chiuso con un utile netto a 2,3 milioni in linea con il 2015. Ottime le previsioni per il 2017 che vedono volumi e ricavi in crescita del 10%. Ma questo sarà oggetto di un nuovo capitolo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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