Flusso del lavoro, qualcosa non torna in provincia
Negli ultimi anni si registra un incremento notevole degli avviamenti al lavoro che, solo per restare al 2021, interessano oltre 160 mila persone, cui sono riferite quasi 215 mila pratiche di avviamento al lavoro. Poi, ovviamente, sempre nel 2021, in provincia di Brescia, si registrano 206.876 cessazioni, segno inequivocabile di una effervescenza nel mercato del lavoro che connota, del resto, pur con la flessione del 2020 determinata dalla fase acuta della pandemia, tutti questi anni.
Nel 2019, prima del Covid, le persone avviate al lavoro nell'anno furono quasi 150 mila, anche in questo caso con quasi 196 mila pratiche di avviamento al lavoro e 191 mila cessazioni di rapporti di lavoro.
E fin qui va bene. Ma se passiamo dalla considerazione dei dati di flusso, in entrata e in uscita dal mercato del lavoro ai dati occupazionali, quelli disponibili diffusi dall'Istat osserviamo che c'è qualcosa che non torna. Basta fare due conti.
Come abbiamo osservato i dati di flusso ci documentano, in modo inequivocabile, un'eccezionale fermento nel mercato del lavoro con tanti avviamenti al lavoro, quasi 150 mila persone nel 2019, quasi 136 mila nel 2020 e oltre 160 mila nel 2021.
Le porte girevoli del mercato del lavoro, ovviamente ma non necessariamente, vedono tanti che entrano e, grosso modo, altrettanti che escono. Nel 2019, gli occupati, dipendenti e indipendenti, in provincia di Brescia erano 552 mila, dei quali 445 mila lavoratori dipendenti. Nel 2021 questo dato è sceso a 541 mila. Gli «indipendenti» erano 108 mila cifra che rimane sostanzialmente analoga nel 2021, quando il totale degli occupati risulta nell'ordine delle 542 mila persone, dei quali 435 mila dipendenti. Diecimila dipendenti occupati in meno rispetto al 2019.
È davvero sorprendente rilevare tanta mobilità del lavoro in entrata - e in uscita - a fronte di un saldo occupazionale negativo ed è del tutto evidente, proprio nella asimmetria di questi numeri, che siamo di fronte ad una estrema precarizzazione del mercato del lavoro. Tanto lavoro, tanti lavori o lavoretti a termine e, quindi, tanta precarietà.
Da quelle porte girevoli transitano decine di migliaia di persone ogni anno che entrano alla ricerca di un posto di lavoro e escono pronti a ricercare un'altra opportunità. Perché, come abbiamo visto, quando si fermano le porte girevoli, e si fanno due conti, nella hall del mercato del lavoro restano meno persone di quante ce ne erano prima.
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