Economia

Fin-Beton in crisi, continuità a rischio

Il bilancio 2010 si è chiuso con una perdita di 8,6 milioni di euro. In assenza di novità, l'attività del gruppo edile potrebbe fermarsi.
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Si sta pericolosamente aggravando la situazione finanziaria del gruppo Fin-Beton di Coccaglio, operativo nel settore edile e immobiliare e controllato dalla famiglia Pagani (gli addetti sono 293).

Il bilancio del 2010, depositato solo pochi giorni fa, evidenzia una perdita netta di 8,6 milioni di euro, che fa seguito al rosso di 5,8 milioni del 2009 e di 2,3 milioni del 2008. Significativa anche la contrazione del fatturato (da 86,7 a 73,8 milioni), dovuta alla crisi che l'edilizia continua a vivere. I debiti sono a quota 171 milioni, di cui 117 nei confronti delle banche. E il revisore legale, considerata la gravità della situazione, non esprime un giudizio sui conti del gruppo.

I dati sono relativi al bilancio consolidato del gruppo Fin-Beton Holding SpA; sono incluse anche quattro società (Casa Form Srl, Cde Srl, Nord Legnami Srl, Tecnofer Srl) che, a causa delle continue perdite, hanno già deliberato lo scioglimento anticipato e la conseguente messa in liquidazione.

Ma, in assenza di un nuovo accordo con le banche creditrici, l'intero gruppo potrebbe essere a rischio. Tutti gli scenari - compresa l'interruzione definitiva dell'attività - sono quindi possibili. I soci (Stefano, Anna Rosa e Francesca Pagani) sarebbero impegnati in una discussione in questo senso.
Già nel 2009, il gruppo ha subito una «tensione finanziaria senza precedenti», causata dalla mancata riscossione di importanti crediti e dalla necessità, per alcune società della Fin-Beton, di auto-finanziare le proprie iniziative immobiliari. È stato così predisposto, grazie a un advisor nazionale, un piano industriale triennale (2010-2012) che ha portato a un accordo con i cinque istituti di credito che lavorano abitualmente con il gruppo (Intesa SanPaolo, Unicredit, Creberg, Valsabbina, Creval). Sono così stati erogati 10 milioni a Fin-Beton Srl e 5 a Fin-Beton Holding SpA. Inoltre, il capitale sociale è passato da 16 a 18,7 milioni, grazie a un aumento sottoscritto interamente dalla famiglia Pagani.

Ma l'ulteriore contrazione dei ricavi, le perdite economiche delle società liquidate e il rinvio di alcuni atti di compravendita hanno condotto nuovamente il gruppo ad una situazione di emergenza. All'advisor di Fin-Beton è stato quindi chiesto, all'inizio del 2011, di redigere un nuovo piano industriale, con annessa manovra finanziaria.
Tuttavia, secondo quanto si apprende, non sarebbe ancora stata raggiunta un'intesa con le banche e l'ipotesi di ricorrere a una procedura concorsuale (come il concordato preventivo) è sempre più realistica. Potrebbe essere l'unica strada per salvare un gruppo che opera in tutta la Lombardia, costituito da 21 società; Fin-Beton assicura forniture e servizi per l'edilizia, ma anche supporti di engineering connessi al settore delle costruzioni.

C'è viva preoccupazione per il futuro del gruppo anche nell'ambiente politico di Coccaglio, Chiari e dintorni, nonché tra i sindacati del settore. Per i lavoratori, intanto, è già stata chiesta la cassa integrazione. La situazione potrebbe precipitare da un momento all'altro.
Guido Lombardi

g.lombardi@giornaledibrescia.it

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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