Economia

Fiam «si mette comoda» e in 3 mosse si costruisce un futuro più green

La società di Ghedi, che ha una sua sdraio esposta a New York, potenzia il fotovoltaico sfrutta il riciclo e riduce l’impatto ambientale
Uno dei prodotti della Fiam - © www.giornaledibrescia.it
Uno dei prodotti della Fiam - © www.giornaledibrescia.it
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Per la Fiam, azienda di Ghedi che da quasi 50 anni produce sedie relax, lettini da sole, tavoli e sedie da esterno, complementi, accessori e in generale tutto quello che serve per la vita all’aperto, il futuro è già presente.

Il fatto è che, insieme a Roberto Gatti, responsabile del settore commerciale e braccio destro, i fratelli Ennio, Silvio ed Enrica Favagrossa credono nel green. Ma se anche non ci credessero, si sarebbero comunque adeguati, perché sono i clienti (soprattutto quelli del Nord Europa: Norvegia, Svezia e Germania) che dettano la linea, chiedendo prodotti a basso impatto ambientale. Ecco allora il recente potenziamento fino ad un megawatt dell’impianto fotovoltaico sistemato sui tetti dei capannoni in località Belvedere.

Ecco che tutte le materie prime vengono reperite in un raggio di 150 chilometri, così da ridurre al minimo l’inquinamento e le spese per il trasporto (oltre a far girare l’economia locale, naturalmente). Ecco la scelta di fare tutto (taglio ferro e tessuti, verniciatura, montaggio) nel capannoni di Ghedi. Ancora: ecco l’idea di preferire il treno al trasporto su gomma e l’impegno nel ridurre al minimo gli imballaggi. Soprattutto, ecco l’impegno a studiare e utilizzare materiali riciclati, sempre e comunque riciclabili. Ad esempio, per un cliente tedesco l’azienda utilizza una corda speciale, ricavata da tende da sole riciclate.

Resi zero

«Però - spiegano Silvio Favagrossa e Roberto Gatti - la scelta principale, che ci consente di essere green, è quella di proporre oggetti che durano nel tempo. La nostra percentuale di resi e rotture è vicina allo zero, contro una media del settore rilevata tra il 3 e il 5%. In ogni caso, per manutenzione o rinnovo le parti di ricambio sono disponibili anche dopo anni dall’acquisto. Insomma: se un prodotto dura nel tempo, a conti fatti spendi e consumi di meno. Se invece dura poco…». Ogni riferimento al Made in Cina è voluto.

La storia

Un futuro che è già presente, dicevamo. Un futuro che alla Fiam (10 milioni di fatturato e una forza lavoro che varia da 35 a 50, a seconda della stagione) parte da lontano. Inizia Francesco Favagrossa, che, con bernoccolo tipicamente italiano e olio di gomito, nel dopoguerra riassembla le motociclette militari americane destinate alla demolizione. Poi, per consegnare ai figli (prima Ennio, poi Silvio, infine Enrica) un futuro migliore del suo, Francesco si guarda in giro: trova un’azienda di Brescia che produce sedie in metallo per l’outdoor, la rileva e inizia a lavorare in un capannone preso in affitto in via Gaifama. E’ il 1975.

Le cose vanno bene, ma non sempre: capita anche di dover affittare un altro capannone per stoccare la merce invenduta. Denti stretti, belle idee e tanta voglia di lavorare fanno il miracolo: pur avendo mantenuto una conduzione familiare, oggi la Fiam vende nei 5 continenti, collabora con famosi influencer e con prestigiosi brand nel mondo del lusso (peraltro permettendosi il lusso di scegliere quali).

Per dire. «Recentemente - racconta Silvio Favagrossa - una mia amica mi ha mandato la foto di una nostra sdraio: era in visita al MoMA Design Store di New York e l’ha vista in esposizione». Il Made in Brescia è anche questo.

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