Economia

Fallisce la Filartex di Palazzolo: senza lavoro 63 dipendenti

La Redazione Web
Il tribunale ha decretato la liquidazione giudiziale dell’azienda tessile. I sindacati: attivare subito la cassa
Lo stabilimento Filartex
Lo stabilimento Filartex
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Con la liquidazione giudiziale della Filartex di Palazzolo sull’Oglio, va in soffitta un altro pezzo di storia dell’imprenditoria tessile bresciana. Le filature e le tessiture dell’area di Palazzolo - un tempo chiamata la «Manchester dell’Oglio» - hanno assicurato lavoro ad intere generazioni soprattutto di donne. Negli ultimi vent’anni la crisi strutturale del settore tessile ha colpito il nostro territorio determinando la perdita di centinaia di posti di lavoro. La crisi ora ha colpito anche Filartex della famiglia Bonadei. La società non è riuscita a riprendersi dalla crisi post-Covid.

Sette mesi di agonia

Il livello di indebitamento della società, l’impossibilità a monetizzare le molteplici aree industriali dismesse, la continua instabilità del mercato, il rincaro delle materie prime sono fattori che hanno minato ogni possibilità di galleggiamento. L’ultimo tentativo di salvataggio viene messo in atto lo scorso mese di marzo con una operazione di concordato e la ricerca di nuovi soci disponibili a rivitalizzare la società. Dopo sette mesi di tentativi, il 30 ottobre il tribunale ne decreta il fallimento.

Da quel momento, dopo oltre sessant’anni di attività, in alcuni periodi addirittura a sei giorni la settimana, si sono fermati i macchinari, spenti i filatoi, spente le luci di spogliatoi e sale mensa.

A casa senza lavoro i 63 dipendenti, uomini e donne che incarnano una lunga storia fatta di lavoro, passione e tanta professionalità.

La richiesta

«Il sindacato - si legge in una nota firmata dalla Filctem Cgil e dalla Femca Cisl - nel corso degli anni ha saputo prima fare contrattazione sempre di ottimo livello e poi gestire insieme alla azienda le dismissioni, evitando ogni volta di ricorrere ai licenziamenti collettivi. Strategia che con l’utilizzo degli ammortizzatori sociali e lo spostamento da una unità produttiva all’altra ha accompagnato alla pensione centinaia di lavoratori ed ha permesso la ricollocazione di tanti altri».

«Ora la richiesta sindacale avanzata immediatamente al curatore fallimentare è quella di attivare la cassa integrazione per cessazione per gestire con l’ammortizzatore sociale e le politiche attive del lavoro un periodo congruo per le lavoratrici e lavoratori coinvolti spiega ancora la nota sindacale -: molti di essi sono lontani dalla pensione e sono in quella fascia di età difficile al ricollocamento».

I lavoratori, a seguito del nuovo Codice della crisi di impresa, risultano ancora dipendenti, ma sospesi senza retribuzione finché il giudice non decide. «È urgente attivare la cassa integrazione» spiega il sindacato. Resta la speranza che in tempi stretti ci possa essere qualcuno che rilevi l’attività, in modo che questa lunga storia possa continuare.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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