Etichetta Nutriscore per il vino? Il «no grazie» di Lollobrigida
Difesa della qualità e «no» alle nuove etichette europee nutrizionali per il vino italiano. Queste le parole d’ordine del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che ieri ha partecipato all’evento di Assoenologi che si è svolto alla fiera di Brescia. La posizione ha trovato piena condivisione da parte di Paolo De Castro, membro della Commissione agricoltura del parlamento europeo. Una prova di alleanza politica per l’Italia in Europa tra i due maggiori rappresentanti politici di due schieramenti diversi dell’agricoltura italiana? Può essere.
L’evento
Sul vino, per quello che si è visto ieri, certamente sì. Infatti il filo conduttore del 76esimo Congresso nazionale di Assoenologi intitolato «Dare vero valore al vino e ai territori» ha dato una spinta a questa convergenza politica parallela che ha avuto il Brixia Forum testimone con oltre 600 enologi provenienti da tutta Italia che hanno insignito sia Lollobrigida sia De Castro del titolo di «Enologo ad Honorem».
«L’impegno del Governo - ha detto il ministro - è di sostenere le nostre eccellenze, i nostri prodotti di punta, tra cui certamente il vino che, malgrado qualcuno tenti di demonizzare, è un’eccellenza che attraversa la storia, fa parte della nostra alimentazione da millenni e siamo un popolo che vive a lungo e quindi dire che il vino non sia un prodotto di qualità è un errore. Ma bisogna spiegare che il vino italiano è fatto con cura, con rispetto per l’ambiente, del lavoro, della ricerca e dell’innovazione».
L’etichetta
Sul fronte delle etichettature, il ministro ha spiegato che l’intento è di lavorare per etichette sempre più chiare e non condizionanti come il Nutriscore, che cerca di eliminare alcuni prodotti a vantaggio di altri. «La chiarezza – ha detto Lollobrigida - non ci spaventa, perché raccontare come producono i nostri agricoltori e come i nostri enologi consigliano il metodo migliore per trasformare e rendere il vino sempre più un’eccellenza e raccontare come i nostri cuochi svolgono il loro lavoro, è garanzia di successo per i nostri prodotti perché non abbiamo niente da nascondere».
I consorzi
Durante le assise si sono confrontati sul futuro del vino anche i presidenti dei Consorzi di tutela di Lugana, Valtenesi e Franciacorta evidenziando la qualità del vino bresciano e i passi da gigante compiuti negli ultimi anni dai produttori della nostra provincia. Eppure, come ha detto nell’occasione Silvano Brescianini presidente del Consorzio di tutela del Franciacorta - a preoccupare oggi sono i cambiamenti climatici e le nuove tendenze di consumo dei giovani.
«Sul primo aspetto - ha detto Brescianini - quest’anno siamo stati graziati, ma ogni anno rischiamo sempre di più di non avere prodotto. E sul secondo problema va avviata una profonda riflessione su come educare alla cultura enologica le nuove generazioni perché i giovani tra i 20 e i 30 anni non portano il vino in tavola. Anzi, mi è capitato in un recente viaggio in Inghilterra di imbattermi nel vino senza alcol che in certi Paesi sta togliendo spazio al vero vino». A fronte di tutto questo, come ha detto il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella «gli enologi continueranno ad essere sempre più i paladini della difesa del vino vero di qualità restando in prima fila nei vigneti e in cantina per fronteggiare le difficoltà del meteo e sempre pronti a contrastare tesi e affermazioni coloro che non vogliono bene al mondo del vino».
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