Erica, la ricercatrice bresciana che ha conquistato gli Usa
È bresciana una dei sedici finalisti degli Issnaf Awards 2017, i ricercatori italiani under 40 tra cui l’8 novembre saranno premiati a Washington i cinque migliori elaborati negli ambiti della leucemia, delle scienze ambientali, della medicina, della matematica e fisica e dell’ingegneria. Classe 1981, Erica Bresciani si è laureata in biologia all’Università di Milano, dove ha poi conseguito un dottorato in Biologia Cellulare e Molecolare nel 2010.
Durante il suo dottorato ha sviluppato un’esperienza specifica nello studio dello sviluppo embrionale delle cellule sanguigne e vascolari, utilizzando lo zebrafish come animale modello. Si tratta di un pesce diffuso soprattutto nel Sud-est asiatico, i cui embrioni crescono in acqua, esternamente al corpo della madre. Facili da osservare e molto veloci nel loro sviluppo, sono ideali per studiare la formazione del sangue, con l’ulteriore vantaggio che possono sopravvivere fino a una settimana senza circolazione sanguigna. «Questa caratteristica - spiega Bresciani, oggi biologa e ricercatrice al National Institute of Health, a Washington - ci permette di studiare l’insorgenza e l’evoluzione di difetti nella formazione del sangue e comprendere come tali mutazioni possono indurre leucemia».
Nel 2011 Erica ha cominciato un post-dottorato al NIH di Bethesda, il più grande istituto di ricerca federale degli Usa in ambito medico, e dal 2016 è senior post-doctoral Research Fellow. «Studio lo sviluppo delle cellule staminali del sangue che vengono generate durante lo sviluppo embrionale e si auto-rinnovano per tutta la durata della nostra vita - spiega -. Queste cellule staminali danno origine a tutti i tipi di cellule ematiche (dai globuli rossi ai globuli bianchi e i linfociti) e hanno una funzione fondamentale nel mantenere il nostro sangue normale, ma quando acquisiscono specifiche mutazioni cominciano a proliferare in maniera incontrollata e inducono leucemia.
In particolare, i due geni che studio, "Runx1" e "Cbfb", sono essenziali per la formazione e il mantenimento delle cellule staminali del sangue, ma le loro mutazioni sono responsabili di circa il 30% delle leucemie mieloidi acute. Grazie allo zebrafish possiamo comprenderne il normale funzionamento, il pesce è in grado di riprendere la produzione di cellule staminali compensando l’assenza di questi geni: ciò potrebbe darci lo spunto per ottenere cellule del sangue sane, bypassando la presenza di geni difettosi».
La ricercatrice ha un figlio di 1 anno e vive con il marito a Washington, ma vorrebbe tornare a casa: «Spero un giorno di poter tornare a fare ricerca in Europa o in Italia».
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