Enoturismo, è boom: un affare da 3 miliardi di euro
L'enoturismo tira, e da Nord a Sud spinge gli stranieri amanti della buona tavola in territori interni, creando «microeconomie e lavoro, spesso a misura di giovani», come ha sottolineato il sottosegretario ai Beni culturali Dorina Bianchi alla consegna, a Firenze, del Premio «Italia a Tavola». Un flusso turistico spesso destagionalizzato, ad esempio in autunno per la vendemmia e la ricerca dei tartufi, che in nove Strade e Città del Vino su dieci conta nel 2016 numeri in crescita rispetto al 2015, quando sono stati registrati 14 milioni di presenze e un volume d'affari pari a 3 miliardi di euro. A fotografare l'ottimismo degli operatori di agriturismo, cantine, ristoranti è il XIII Osservatorio del Turismo del Vino di Città del Vino/Università di Salerno, presentato alla Bit Milano, presso l'area della Regione Sicilia.
L'imposta di soggiorno, secondo l'indagine, è investita in servizi enoturistici in 1 Comune su 4 o in progetti per migliorare accoglienza e servizi in 6 Città del Vino su 10. «Le buoni relazioni fanno bene all' economia - ha sottolineato il presidente dell'Associazione Città del vino Floriano Zambon - e quindi ai servizi e alle tasse locali, che spesso reinvestite proprio nel turismo del vino».
Tuttavia, secondo i dati dell'Osservatorio, il 4% dei circuiti enoturistici non ha ancora un sito Internet. Appena il 24% delle Strade si è dotata di una App utile per smartphone e cellulari. Un peccato visto che passa dal web la maggioranza delle prenotazioni del turismo enogastronomico. Per il 75% degli stranieri, secondo una indagine di «Italia a tavola» sugli arrivi legati al food and beverage da 11 Paesi, tra i quali Usa, Cina, Messico e India, non c'è vacanza in Italia senza almeno una «memorabile esperienza del gusto».
La spesa per viaggi con motivazione enogastronomica è cresciuta nel 2016 del 3,3%, e i turisti che spendono di più per esperienze culinarie, ha precisato il direttore di Italia a Tavola Alberto Lupini, provengono da Germania, Usa, Francia, Regno Unito, Svizzera. A questa crescente attenzione per la tavola, l'Italia risponde con 325mila locali con cucina. Al top per esercizi Lombardia (oltre 50mila), Lazio (35.326), Campania (30.640), Friuli (circa 25mila), Emilia Romagna (oltre 24.900), Piemonte (oltre 23mila), Toscana (21.700), Sicilia (20.612) Puglia (18.693), Sardegna (10.536), Calabria (10.352). «Una frammentazione della rete d'imprenditoriale - ha concluso Lupini - che però riflette l'ampia varietà di tipicità su tutto il territorio».
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